"Negli ultimi cinquant'anni, il mondo arabo non è stato un luogo felice né fortunato, e la miseria e la disillusione della gente sono di recente diventate profonde". Recita così la prima riga di Dentro il mondo arabo e gran parte di questo grosso volume corrobora e amplifica quest'asserzione. Field, un giornalista, passa in rassegna la storia dei paesi arabofoni dalla Prima guerra mondiale e poi fa un'analisi delle questioni attuali (l'economia, la democrazia, il conflitto arabo-israeliano, le relazioni con l'Occidente). Le sue informazioni sembrano basarsi in gran parte sui numerosi viaggi da lui fatti nei Paesi arabi in ventisette anni.
Il risultato è uno studio ben documentato e opportuno. Alcune delle opinioni incisive di Field sono molto più sensate di altre. Sì, lui ha ragione a dire che "il mondo arabo è diventato un luogo più morigerato e realista da metà degli anni Ottanta". No, Field si sbaglia completamente a dire che "la religione non è la causa dei conflitti, ma fornisce un punto di convergenza per i conflitti che sono essenzialmente di natura economica o politica". Di particolare interesse è il capitolo sull'economia saudita, in cui Field argomenta che le aziende industriali sono diventate produttive a livello commerciale.
È pressoché impossibile dire in che misura Field si basi sugli scritti di altri autori, perché egli fornisce appena una sola citazione. Questo solleva un interrogativo riguardo alla casa editrice: per quanto il volume sia stato scritto con maestria, perché mai una casa editrice universitaria ha pubblicato un saggio il cui autore non è un accademico ma un addetto ai lavori che sa il fatto suo? Non c'è più distinzione fra un editore commerciale e una casa editrice universitaria?