Un'analista francese e uno libanese uniscono le loro forze per esaminare i passati dodici anni di guerra in Libano. Gli autori incolpano i palestinesi e l'Iran di gran parte di ciò che è accaduto, ma ritengono che la Siria e Israele siano stati i responsabili della tragedia. Anzi, come ha fatto qualche analista mediorientale, essi scorgono una cospirazione ebraica alawita. Il volume intende non essere troppo severo con i libanesi accusati di aver dato inizio all'intero conflitto – a dire il vero, i libanesi ne escono bene da quest'analisi, da sembrare innocenti. Se si aggiunge qualche nuova informazione di poco conto sulla questione degli sforzi bellici dell'Olp, iraniani e israeliani, i due autori forniscono, però, delle importanti informazioni nuove sugli sforzi siriani in Libano. Essi arguiscono con convinzione che il presidente siriano Hafez al-Assad ha avuto successo nel fare un doppio gioco, "dapprima agendo da piromane, per poi indossare la divisa da pompiere e spegnere il fuoco". Anche se ne conseguirà un reale dominio siriano sul Libano, gli autori ritengono improbabile che Damasco assuma il controllo legale del Libano – e non perché questo offenderebbe l'opinione pubblica internazionale, ma perché implica delle responsabilità che Assad preferirebbe evitare.