Hale, della Scuola di studi orientali e africani di Londra, si è imposto come uno dei principali specialisti di Occidente sulla Turchia, e il suo nuovo volume ne dimostra il motivo. Con molta cognizione e intelligenza, egli si occupa di una delle questioni fondamentali nella storia turca moderna: "le esperienze politiche delle forze armate turche e la loro posizione nel sistema politico nel suo insieme".
Nonostante il resoconto dettagliato di Hale risalga al 1960, la parte più interessante e originale riguarda "lo sganciamento generale e apparentemente volontario dell'esercito dal sistema politico dopo il 1983". Questo sganciamento comporta due sviluppi principali: il ritiro militare dall'amministrazione del Paese e il fatto di non considerare più la politica militare di proprio dominio esclusivo, al di fuori del controllo dei politici eletti. Le eccezioni rimanenti alle norme occidentali oggi risiedono in due settori: nell'Anatolia sudorientale, dove è in corso la campagna del Pkk; e in un accordo in base al quale il capo di Stato Maggiore riferisce al Presidente (piuttosto che al Ministro della Difesa). Per effetto dello sganciamento dell'esercito, Hale argomenta che nel 1993 "la possibilità di un nuovo intervento militare sembrava più remota che mai nella storia del dopoguerra del Paese". Se egli ha ragione, la Turchia è entrata in una nuova era politica.