Terrorismo santo rappresenta un tentativo importante da parte di un musulmano iraniano di fare il punto su dieci anni di rivoluzione islamica. Certo, Amir Taheri non è un maestro di stile né è un filosofo, e non è nemmeno uno scrittore attento (il libro è pieno d'inesattezze). Egli ha altresì utilizzato male un titolo alla moda e una sopraccoperta sensazionalista da far sì che il suo volume sembra spiegare il ruolo iraniano nei dirottamenti aerei e nella presa di ostaggi – argomenti d'importanza limitata. Tuttavia, Taheri offre una critica documentata, coraggiosa e rara dell'impennata dell'Islam radicale fondamentalista. Il fatto di avere occhio per i dettagli sorprendenti e la sua perspicacia nel comprendere l'arcano mondo della leadership iraniana fa di questo libro un'importante fonte per accertare l'impatto del regime dell'Ayatollah Khomeini sia in Iran sia nell'intero Medio Oriente.
L'autore dà dei suggerimenti a due diversi tipi di lettori: quelli occidentali e quelli musulmani. All'Occidente dice di propugnare una ferma opposizione agli estremisti e di aderire ostinatamente ai propri principi. Ai suoi correligionari musulmani, Taheri lancia una chiamata pubblica alle armi davvero insolita: i fondamentalisti devono "essere affrontati e combattuti, e alla fine sconfitti dalle forze della vita nello stesso mondo musulmano prima che le società islamiche possano affrontare l'inevitabile problema della modernizzazione". Quelli di noi che stanno in panchina possono solo sperare che quest'appello sia ascoltato perché la posta in gioco è molto alta. Se esso dovesse essere ignorato, centinaia di migliaia di musulmani rimarrebbero indietro e sarebbero arrabbiati, e il mondo intero ne pagherebbe lo scotto.