Guardando alla politica nazista negli anni precedenti alla guerra, dal 1933 al 1940, Nicosia tira fuori delle sorprese. Usando un gran numero di fonti d'archivio in Germania, Francia, Inghilterra, Stati Uniti e in Israele, oltre a delle informazioni di prima mano fornite dai funzionari del Terzo Reich, egli adduce un convincente argomento nel sostenere che prima della guerra la politica tedesca in Medio Oriente era conservatrice e cauta. "Fra il 1933 e il 1940, la politica tedesca incoraggiò e promosse attivamente l'emigrazione ebraica in Palestina, riconobbe e rispettò gli interessi imperiali britannici in tutto il Medio Oriente e rimase assai indifferente agli ideali e agli obiettivi del nazionalismo arabo".
I funzionari tedeschi approvarono l'emigrazione sionista in Palestina perché la consideravano un modo per allontanare gli ebrei dall'Europa. Ma il loro entusiasmo si smorzò nel 1937 quando il piano di spartizione della Commissione Peel sollevò lo spettro di uno Stato ebraico indipendente (una prospettiva assai spaventosa per i nazisti convinti). Sperando di mantenere delle relazioni cordiali con la Gran Bretagna, essi evitarono qualsiasi mossa che potesse sfidare seriamente il predominio britannico in Medio Oriente. Tutto questo lasciava poche opportunità alle politiche filo-arabe, ma l'autodeterminazione degli arabi non rientrava affatto nell'ordine mondiale nazista.
Le condizioni dettate dalla guerra mutarono tutte e tre queste politiche ma, come Nicosia fa giustamente notare, è importante non desumere a ritroso dalle politiche di Hitler degli anni Quaranta l'approccio molto differente degli anni Trenta.