I Giovani turchi che governavano l'Impero ottomano nel 1914 commisero l'errore madornale (e del tutto gratuito) di unirsi alle potenze dell'Intesa nella Prima guerra mondiale, una decisione che lasciò il loro impero sconfitto e smembrato quattro anni dopo. Forse la più dolorosa conseguenza specifica fu l'occupazione nel novembre 1918 della capitale imperiale a Istanbul da parte delle forze britanniche e non, che lì rimasero fino all'ottobre 1923. Anche se quest'occupazione giunse a una fine assai rapida, all'epoca la combinazione dello scoraggiamento dei perdenti e la rabbia dei vincitori (l'alto commissario britannico scrisse della necessità "di non accordare nessun trattamento di favore ai turchi e di far perdere loro ogni speranza") fece loro pensare che gli stranieri sarebbero rimasti là per lungo tempo. I motivi per i quali quella situazione non durò nemmeno cinque anni, a causa della forza militare dei nazionalisti guidati da Kemal Atatürk, sono oggetto di uno studio approfondito e ben strutturato da parte dell'autrice.
La Criss evidenzia diversi fattori principali che hanno contribuito a porre fine all'occupazione: il fatto che gli inglesi avessero sottovalutato i turchi, che i nazionalisti turchi avessero ereditato delle istituzioni intatte dagli ottomani e la loro capacità di mettere in piedi un governo ad Ankara, la debolezza degli oppositori interni ai nazionalisti e il dissenso che divise le forze alleate. Il primo è forse il più interessante di questi fattori, perché ha ancora rilevanza per la politica attuale: gli occidentali, sul posto o a distanza, tendevano a supporre che i turchi si sarebbero sottomessi al dominio degli Alleati con ciò che un funzionario del ministero degli Esteri britannico ha definito "un fatalismo imbronciato". Ma non ci fu nessuna opportunità che ciò accadesse, e come arguisce la Criss grazie a un minuzioso esame delle risorse turche: "La guerra non era terminata per quel che riguardava i leader del CUP [ossia i Giovani turchi]". Chi prende le decisioni politiche verso l'Iraq potrebbe fare tesoro di questa esperienza.