Siccome la cortina del politicamente corretto soffoca la libera discussione sull'Islam non solo nel mondo musulmano ma anche in Occidente, questo genera inevitabilmente una reazione radicale. Quando chi nutre delle riserve sui modi islamici non riesce ad affrontare in modo accettabile le proprie idee, talvolta abbandona completamente le restrizioni imposte dalla buona società in maniera tale da liberare le proprie idee non censurate. Hekmat, che si distingue per essere un "eminente" docente universitario che vive negli Stati Uniti, calza a pennello questa descrizione; il suo libro offre una critica documentata, dura e implacabile sulla condizione delle donne nell'Islam. Il suo è un volume che non potrebbe apparire in una lingua musulmana o in un Paese a maggioranza musulmana.
Basandosi su un mix di testi arabi e di fonti secondarie, egli sostiene che "milioni di donne musulmane, ai sensi della rigida e inesorabile legge islamica, sono state private dei loro diritti fondamentali". Come sta a indicare il suo titolo, Hekmat ritiene che questa condizione non sia dovuta ai ghiribizzi della storia né alle esigenze dell'economia, ma allo stesso Corano. Quando l'autore considera il Corano non come parola di Dio ma come un'invenzione di Maometto, egli, di fatto, attribuisce i problemi che lui descrive alle abitudini personali dell'uomo riverito da tanta gente come l'ultimo messaggero di Dio. Gran parte del libro collega la condizione delle donne nel corso dei secoli – riguardo alla poligamia, la purdah [la pratica che vieta agli uomini di vedere le donne che si attua mediante la segregazione fisica dei sessi o attraverso l'imposizione alle donne di coprire i loro corpi nascondendone le forme N.d.T.], il permesso di picchiare la propria moglie, le punizioni per adulterio e il divorzio – alle abitudini personali e alle passioni di Maometto. Benché le argomentazioni di Hekmat siano in genere conosciute, l'apparizione di un libro così polemico con un contenuto simile in questo momento costituisce un nuovo tipo di sfida per i pii musulmani.