Durante un periodo difficile durato tre anni, fra la guerra dei Sei Giorni e la data della sua morte, Gamal Abdel Nasser impiegò Farid come segretario generale alla Presidenza della Repubblica araba unita. Farid ha partecipato con Abdel Nasser alla maggior parte delle riunioni e stendeva i verbali. Egli si è tenuto ben stretti questi documenti e ora, a distanza di venticinque anni, li ha messi a disposizione del pubblico; questa trascrizioni sorprendenti completano il carattere di un personaggio carismatico e contribuiscono altresì a mettere le cose in chiaro sui suoi ultimi anni di vita.
Le riunioni rivelano molti aspetti del governo di Abdel Nasser: e in questo volume possiamo includerne tre. La guerra dei Sei Giorni l'ha apertamente traumatizzato. Il Middle East Quarterly ha già pubblicato (marzo 1995, p. 93) degli estratti della franca condanna di Abdel Nasser del suo stesso regime e del suo rimarchevole appello per una maggiore democrazia. Ciò è stato il frutto di uno choc profondo: "Non posso dimenticare quanto ho vissuto i primi giorni successivi alla guerra di giugno. Ho provato un'amarezza profonda e indescrivibile".
Le relazioni con i sovietici si rivelano essere state tese come quelle fra capimafia, con ogni parte che briga costantemente per spuntarla con l'altra, a volte con l'inganno. Per quanto riguarda l'approccio generale di Abdel Nasser in materia di affari esteri, beh, esso è riassunto in un consiglio da lui elargito nel febbraio 1970 al suo protetto Muammar Gheddafi: "Prova a lavorare con più di una parte e con più di uno Stato e così ti assicurerai un equilibrio internazionale, così che tutti [questi Paesi] faranno a gara per stabilire delle ottime relazioni con te".