The Australian: In Egitto, i partiti islamici ora occupano circa l'ottanta per cento dei seggi in Parlamento. Tenuto conto del fatto che la maggioranza dei manifestanti di Piazza Tahrir era costituita da laici liberali, la Primavera araba è stata pilotata?
Daniel Pipes: No, perché i liberali di Piazza Tahrir non hanno strappato il potere a Mubarak. I militari hanno approfittato delle loro manifestazioni di massa per farla finita con un presidente del quale ne avevano abbastanza, soprattutto a causa della sua intenzione di consegnare il potere nelle mani di suo figlio Gamal.
La vittoria dei Fratelli musulmani è una cattiva notizia per i laici e per i cristiani copti d'Egitto?
Sì, ma i copti se la passavano male anche sotto il regime militare, che un anno fa ha dato inizio a un pogrom contro di loro. Dubito che i Fratelli musulmani abbiano ottenuto una vittoria, ma credo piuttosto che elezioni legislative siano state sostanzialmente fraudolente.
C'è il rischio che in futuro i principali beneficiari delle manifestazioni di massa in Medio Oriente possano creare dei partiti islamici ben organizzati?
Sì, i partiti islamici ben organizzati sono in grado di assumere il potere in un certo numero di paesi come la Libia, la Giordania, la Siria e lo Yemen. Tuttavia, ritengo che ciò non sia frutto di effimere tribolazioni economiche quanto piuttosto la conseguenza di una profonda frustrazione in merito alla debolezza dell'umma, la comunità musulmana, nel corso degli ultimi due secoli. Ciò che io definisco il trauma dell'Islam moderno.
Se gli Stati Uniti non fossero entrati in guerra contro l'Iraq, Saddam Hussein sarebbe stato fatto cadere dal suo stesso popolo in ogni caso?
No, perché il regime di Saddam Hussein era unico nella sua brutalità e nella sua determinazione a tenersi stretto il potere. Il regime siriano è probabilmente quello che più si avvicina a esso. Dubito che gli iracheni si sarebbero rivoltati contro Saddam; se lo avessero fatto, non sono convinto che ci sarebbero riusciti. Si ricordi che Saddam nel 1988 ricorse all'uso di armi chimiche contro il suo popolo.
Il regime iraniano è indebolito?
Di certo, esso avverte le pressioni. Il boicottaggio europeo del petrolio sta avendo effetto e la lotta in corso tra il presidente Ahmadinejad e il leader supremo Khamenei riflette delle gravi divisioni interne fra l'elite clericale e i veterani militari come Armadinajad. Ritengo che l'Iran sia paragonabile all'Unione Sovietica degli anni Settanta: uno Stato potente e bellicoso ma vano perché la maggior parte dei suoi cittadini è esclusa.
Qual è la probabilità che sarà sferrato un attacco aereo israeliano e/o americano contro gli impianti nucleari iraniani?
Non posso rispondere a questa domanda, ma intuisco che agli iraniani sarà impedito di acquisire delle armi nucleari. Teheran è fermamente decisa a costruire armi nucleari come la leadership della Corea del Nord.
Un attacco militare contro l'Iran galvanizzerebbe la popolazione che appoggerebbe il regime teocratico?
Forse, ma questo potrebbe indurre la popolazione a rivolgere la propria collera contro il governo. Questo è difficile da prevedere.
Lei è più pessimista riguardo alla Turchia piuttosto che sull'Iran. È così?
Sì. Quando il partito islamista Akp arrivò al potere nel 2002, andò cautamente con l'esercito e fece poco per revocare i principi laici stabiliti da Atatürk negli anni Venti. Quando poi fu rieletto nel 2007, il progetto d'islamizzazione dell'Akp divenne assai più evidente, soprattutto l'indebolimento del potere politico dell'esercito. Dalla sua rielezione, l'anno successivo, l'Akp si è tolto i guanti e ha aumentato le intimidazioni.
Il presidente siriano Bashar al-Assad può sopravvivere?
No. Una maggiore resistenza da parte dei soldati e un aumento dei problemi economici e dell'opposizione internazionale condannano il regime.
L'influenza dell'Islam fondamentalista è in aumento o no?
In questo momento è al suo apogeo. Il crollo del regime islamico in Iran sarebbe un avvenimento di fondamentale importanza nel suo declino.