Mary Cross, una fotoreporter che vive a Princeton, in New Jersey, ha girovagato per il Marocco portando a casa una superba raccolta fotografica. I suoi scatti effettuati nelle zone più pittoresche del Marocco vanno dagli archi a buco di serratura tipici dei palazzi reali ai polli spennati appesi nelle macellerie. In particolare, la Cross ha occhio per i colori: negli abiti, nelle piante, negli animali, negli edifici o nei paesaggi.
Ma c'è qualcosa che non va in questo album simile a un album di cartoline ed è la vita moderna, che è stata eliminata con cura da quasi ogni foto. Il Marocco celebra il non-occidentale e l'antico. Le due brevi prefazioni a cura di eminenti scrittori come Paul Bowles e Tahar Ben Jelloun danno tono, tessendo le lodi del Marocco di un tempo ("La bellezza della campagna non è mai difettosa") e disdegnando implicitamente il suo equivalente moderno. Se una raccolta fotografica è fatta per ritrarre la realtà, essa deve però riprodurre tutti gli aspetti della vita, non solo l'esotico e l'arcaico. Solo pochissime immagini fanno allusione a un Marocco fuori dal tempo: in particolare, una foto mostra un edificio che sorge al centro della città di Marrakesh tappezzato di manifesti (in inglese) che pubblicizzano "Police Action III" e "Platoon Leader". Dopo così tante scene dei secoli passati, questa sembra stranamente autentica e perfino recente. Se solo la Cross avesse mostrato qualche bambino nelle scuole fatte di cemento, i pendolari negli autobus, e i vecchi che guardano la televisione, lei avrebbe catturato non solo la bellezza del Marocco, ma anche la sua realtà attuale.