Da un punto di vista stilistico, i libri di Tibi sono una sfida da leggere: verbosi e al limite del pomposo, sono pieni di riferimenti alle precedenti pubblicazioni dell'autore e della sua presunzione. Ma in questo caso, vale la pena sopportare questi inconvenienti perché La sfida del fondamentalismo contiene un argomento forte e importante, che è più efficace proprio perché avanzato da un musulmano sunnita della Siria. Tibi, docente di relazioni internazionali all'Università di Göttingen, sostiene con forza che l'islamismo (contrariamente all'Islam) "pone una grave sfida alla politica mondiale, alla sicurezza e alla stabilità".
L'autore fa un certo numero di osservazioni interessanti a riguardo: gli islamisti fanno ricorso a "un sentimento presente fra i musulmani fortemente crescente e sempre più ostile alla civiltà occidentale". Essi inventano la loro stessa tradizione moderna dell'Islam, fornendo un "fenomeno moderno rivestito di simboli tradizionali". Gli islamisti sono "molto più pericolosi come ideologi del potere che come estremisti che uccidono", perché il loro principale obiettivo è nientemeno che una riorganizzazione radicale dell'esistente sistema degli stati-nazione che risale al 1648 per rimpiazzarlo con un ordine islamico. Egli sostiene che gli islamisti non possono realizzare questo sogno, ma possono sicuramente "creare un disordine su vasta scala" lungo il percorso. Notando la quasi assenza di dibattiti teologici tra gli islamisti, Tibi arguisce che la loro ideologia non è "un'espressione di una rinascita religiosa, ma è piuttosto una dichiarazione di un nuovo ordine". E quell'ordine, egli lo dice esplicitamente, "è solamente una visione di un regime totalitario". Ciò induce Tibi ad affermare che gli islamisti "costituiscono la più grave sfida alla democrazia nella nostra epoca".
Piuttosto che ripetere i vecchi argomenti sull'islamismo causato dalle difficoltà economiche, Tibi comprende che i problemi d'identità sono il fattore chiave, un risultato dell'incontro traumatico dei musulmani con la modernità. E questo è solo l'apice delle intuizioni contenute nell'analisi di Tibi un po' esasperante, ma altresì coraggiosa e brillante.