Di tutti i Paesi occidentali che conoscono una considerevole immigrazione di musulmani, la Francia è il solo paese a essere pronto per avviare il dibattito più ambizioso e polemico sui vantaggi e sugli inconvenienti del fenomeno. L'intensità di questo dibattito rende dunque possibile, in poco tempo, che esso abbia un impatto sull'opinione pubblica americana, pertanto ciò merita una certa attenzione.
Qualche autore (come Jean-Claude Barreau) presenta l'Islam come un male pressoché assoluto; altri (ad esempio Jeanne-Helene e Pierre-Patrick Kaltenbach) lo descrivono come una forza dinamica che rinvigorirà la Francia. La Gozlan salta nella mischia con una considerazione importante, anche se talvolta dimenticata: "i musulmani moderati sono dappertutto". Questi sono degli individui che "adorano l'Islam, ma amano anche la Francia". L'autrice fa la sua considerazione analizzando un capo religioso antifondamentalista, Soheib Benchikh, mostrando la qualità costruttiva delle sue opinioni e raccontando di organizzazioni come quella di Bammate (che ha "la folle ambizione di creare una nuova immagine dell'Islam" in Francia) e l'Unione delle famiglie musulmane (che appoggia un Islam "laico e moderato").
Pur essendo presenti ovunque, i moderati sono deboli. L'autore descrive Bammate come "solo, terribilmente solo", ed è così per la maggior parte degli antifondamentalisti e delle loro organizzazioni. D'altra parte, i musulmani fondamentalisti hanno un impatto che va ben oltre i loro numeri, ricordando ciò che fecero in passato i marxisti-leninisti. Pur volendo mostrare la faccia positiva dell'Islam moderato in Francia, la Gozlan mostra involontariamente la sua debolezza.