Rashid, un eccellente giornalista della rivista Far Eastern Economic Review che copre la zona dell'Asia meridionale e che considera il suo Paese e il suo popolo "tra i più straordinari sulla terra", è altresì profondamente toccato dalla storia dell'Afghanistan degli ultimi venticinque anni, definendo la sua guerra civile, la più lunga della nostra era e con 1,5 milioni di morti, come "una delle più grosse tragedie di questo secolo". In questo volume, Rashid tenta, con notevole successo, di esprimere la grandezza dell'Afghanistan, la bruttura della sua recente storia, e di spiegare i meccanismi interni di quello che potrebbe essere il sistema politico più segreto e peculiare del mondo, quello dei Talebani. Le esperienze di prima mano dell'autore gli permettono di scrivere su molte cose di cui si è all'oscuro, a cominciare dall'identità della leadership talebana. "I Talebani non diramano comunicati stampa, non rilasciano dichiarazioni di politica né indicono abituali conferenze stampa. Con il loro divieto di essere fotografati e apparire in televisione, nessuno conosce la fisionomia dei loro leader". Eppure, Rashid li conosce abbastanza bene da scrivere che i governanti afgani, con la loro pletora di gambe, dita, occhi e altre parti del corpo persi nel corso del jihad, "possono vantarsi di essere i più mutilati del mondo odierno".
Rashid pone l'accento su due temi. Per ciò che concerne l'Islam, egli afferma che i Talebani rappresentano una rottura radicale con la forma di Islam tollerante che l'Afghanistan aveva conosciuto fin qui. "Prima dei Talebani, l'estremismo islamico non era mai prosperato in Afghanistan". I Talebani sono saliti al potere solo perché il governo pakistano ha insistito perché l'aiuto militare americano agli afgani che combattevano contro l'Unione Sovietica fosse incanalato verso i partiti islamici radicali. Per ciò che riguarda la geopolitica, l'autore considera i gasdotti e gli oleodotti provenienti dall'Asia centrale come "il nuovo grande gioco". L'Afghanistan qui gioca il ruolo di guastafeste: la sua ininterrotta guerra civile impedisce alle compagnie petrolifere di costruire oleodotti lungo le rotte più brevi verso gli oceani e così esso tiene bloccate le immense riserve dell'Asia centrale. Più in generale, Rashid considera i combattimenti in Afghanistan come delle minacce alla stabilità del Pakistan e con un effetto deleterio sulla Russia e la Cina.