L'Islam è più evoluto in Francia rispetto a qualsiasi altro Paese dell'Europa Occidentale e ciò offre un contrasto importante con gli Stati Uniti. Una differenza evidente sta nell'istruzione e nella posizione sociale degli immigrati (più bassa in Francia); un'altra differenza sta nel numero delle conversioni (più rare qui); e infine una terza dissomiglianza consiste nelle prospettive delle istituzioni importanti (meno radicali). Bencheikh, mufti di Marsiglia, incarna il musulmano intellettuale liberale, pio ma non islamista – e in tal modo presenta una grossa sfida per gli islamisti e le loro tendenze egemoniche.
Il messaggio benefico di Bencheikh comincia nella prima pagina di questo volume ben scritto, diretto e confortante: "L'Islam ha sempre sviluppato la teologia di una fede religiosa maggioritaria, sovrana sul proprio territorio. In Francia, è di cruciale importanza creare una teologia delle minoranze". L'autore continua dicendo che nell'apportare questo cambiamento, i musulmani "scopriranno la natura originaria" della loro fede: "un messaggio che è proposto e non imposto". Il mufti è disposto a compiere i cambiamenti necessari per vivere da musulmano in Francia: "Se vivo in Occidente, interpreterò l'Islam in maniera tale che non mi emarginerà in Occidente". Diversamente dai leader musulmani americani, con i loro sogni di costruire uno stato islamico nella terra della libertà, Bencheikh accetta che il laicismo "non è negoziabile, avendo un carattere permanente e universale" in Francia; egli sostiene altresì che il laicismo è qualcosa che i musulmani francesi devono rivendicare come proprio. Egli si presenta come un amico e non come "un avversario vittorioso" e crede che sia possibile mettere fine a secoli di dissapori. Bencheikh poi nutre delle speranze ancora più grandi: sostenendo che l'Islam sta per emergere da una decadenza durata "parecchi secoli", egli argomenta che le tendenze riformatrici e liberali che lui spera di vedere emergere in Francia possono essere "trasferite a tutto il mondo musulmano".