Per chi è all'esterno dei due Paesi direttamente coinvolti è difficile sondare le profondità delle relazioni franco-algerine. Esse risalgono al 1830, ma è come se esistessero da sempre. Il 1830 è stato l'anno in cui, a causa dell'episodio dello scacciamosche (quando il dey di Algeri colpì in viso con il suo scacciamosche il console francese), Parigi dette inizio a una devastante conquista, durata quindici anni. La morsa coloniale fu forse la più serrata sulla faccia della terra, resa ancora più rilevante dal fatto che l'Algeria non era un semplice luogo pronto per essere rimodellato, ma una matura società musulmana. Ciononostante il Paese fu rimodellato anche se si tentò di vanificare ciò con la rivoluzione algerina del 1954-62 e con l'improvvisa partenza dei francesi nel 1962.
Naylor, un talentuoso storico alla Marquette University, osserva che la letteratura su questi due Paesi sembra mostrare che la loro relazione ebbe fine nel 1962. Ma non per Naylor: il suo racconto comincia allora e attraversa i successivi quattro decenni, esaminando l'era postcoloniale ancora insopportabilmente vicina. Sembra che poco importa come i due popoli cerchino di svincolarsi o di normalizzare le loro relazioni: sono condannati a darsi fastidio. In parte, il loro legame è pratico: l'Algeria fornisce petrolio e gas, da una parte, e lavoratori dall'altra; a sua volta, la Francia fornisce aiuti, occupazione e altre fonti di sostegno. Ma il legame più interessante, il più profondo, è quello riguardante l'identità: in misura impressionante il senso francese di "Sé" continua ad essere determinato dall'Algeria, al punto che "la seconda rivoluzione algerina" del 1998 ha provocato una crisi profonda di Sé anche in Francia.
Naylor naviga abilmente nella storia e la presenta suddivisa sostanzialmente in due parti: come la Francia sotto Charles de Gaulle con molta competenza abbia accettato la prima rivoluzione algerina; e come François Mitterrand e i suoi successori abbiano tentato, ma solo con parziale successo, di adeguarsi una seconda volta.