Quali che siano i punti di vista su Gerusalemme, è opinione generale che la politica americana verso la città santa si sia fossilizzata dagli anni Quaranta. Questo è successo quando il Dipartimento di Stato macchinò per ottenere che la città fosse un corpus separatum, un obiettivo apparentemente permanente della politica americana a Gerusalemme (vale a dire che Gerusalemme non sarebbe caduta sotto il controllo arabo o israeliano, ma sarebbe stata amministrata separatamente da una potenza occidentale). Quest'obiettivo rifletteva la vecchia ambizione cristiana di mantenere il controllo temporale della città. Questa speranza è svanita nei successi decenni, ma negli anni Quaranta la politica continuava a nutrirla.
Non è così, dice Slonim, che insegna studi americani alla Hebrew University di Gerusalemme. Piuttosto, lui ipotizza quattro epoche distinte della politica americana e dentro questo quadro ravvisa numerose politiche specifiche differenti. Il periodo più breve (ma di gran lunga la fase a cui si presta maggior attenzione nel volume) è stato quello sotto la presidenza di Harry S. Truman, 1947-50, quando ebbe luogo la campagna per l'internazionalizzazione. Slonim poi tocca velatamente "l'intervallo latente" della divisione della città, 1951-67, quando Washington ha praticamente aderito allo status quo. Il terzo periodo, 1967-93, ha visto un'unificazione sotto l'egida di Israele e gli sforzi dello Stato ebraico per ottenere l'approvazione americana a un controllo sovrano sull'intera (in espansione) città. Il periodo finale è cominciato con gli accordi di Oslo e va avanti; ed è caratterizzato da un Israele che tenta di sanare le divergenze su Gerusalemme con i palestinesi.
È solo esaminando in dettaglio l'intero mezzo secolo, come Slonim fa con cura e intelligenza, che la portata dei cambiamenti diventa evidente. A dimostrazione di ciò, ecco un episodio che risale al 1958: il ministro degli Esteri Golda Meir protestò a Washington in merito al fatto che i governi non avevano trasferito le loro ambasciate da Tel Aviv a Gerusalemme perché temevano che così facendo "si sarebbero tirati addosso il disappunto degli Stati Uniti". Solo quando tale questione è stata sollevata una seconda volta nel 1962, l'amministrazione Kennedy acconsentì a desistere.