Nella seduta inaugurale della Camera bassa egiziana, tenutasi il 23 gennaio scorso, gli islamisti occupavano 360 dei 498 seggi parlamentari, ovvero il 72 per cento delle poltrone. Tuttavia, questo dato sorprendente esprime più una manovra per rimanere al potere da parte di una leadership militare dominante che non la volontà dell'opinione pubblica.
Mohammed ElBaradei ha abbandonato la corsa presidenziale lamentando maneggi. |
Il Partito degli Egiziani Liberi che guida la coalizione liberale, il 10 gennaio, ha annunciato di aver presentato oltre 500 denunce sulle elezioni della Camera bassa «ma nessuna misura è stata adottata». Il partito si è ritirato dalle prossime elezioni della Camera alta perché «chi infrange la legge è premiato con guadagni elettorali e quelli che la rispettano sono puniti» e ha chiesto l'annullamento della consultazione elettorale.
Il logo del Consiglio nazionale egiziano. Il suo slogan è: "Pane-Libertà-Giustizia sociale". |
Mahmoud Hamza, a capo del Consiglio nazionale egiziano, ha confermato questa manipolazione al quotidiano El-Badil, definendola come «il più grande reato di frode nella storia egiziana». E ha chiesto che le elezioni della Camera bassa siano rifatte daccapo. Di contro, gli islamisti vittoriosi, che disprezzano la democrazia, hanno fatto pochi sforzi per nascondere il loro successo elettorale ottenuto grazie ai brogli. Alcuni di loro arrivano addirittura ad affermare con orgoglio e senza scuse che è un loro dovere islamico essere disonesti. Tal'at Zahran, un salafita di spicco, ha definito il sistema democratico come «infedele«, «criminale» e come un «espediente dei Protocolli dei savi Anziani di Sion». Lui ha cinicamente osservato che «è nostro dovere forgiare le elezioni; Dio ci ricompenserà per questo». In modo rilevante, Zahran ha anche elogiato Tantawi: «Proprio come abbiamo dato a Mubarak l'opportunità di prestare il bay'a [il giuramento islamico di fedeltà], ora sosterremo il Csfa. Se Tantawi deciderà di rimanere al potere, lo appoggeremo fino al giorno della sua morte». Girano voci che gli islamisti e l'esercito stiano lavorando insieme su questioni chiave come l'autonomia militare e per emendare la Costituzione del 1971. La loro cooperazione ha senso perché gli islamisti chiedono l'unità musulmana in modo da focalizzare la piena attenzione sul nemico infedele (soprattutto ebrei e cristiani).
Il fatto che Tal'at Zahran indossi abiti arabi (e non egiziani) rivela la sua appartenenza salafita. |
Visto il disprezzo esplicito mostrato dal Csfa per i risultati elettorali, sorprende altresì che gli analisti si aspettino che questi incideranno in modo rilevante sul futuro del Paese. In realtà il Csfa ha manipolato le recenti elezioni per un proprio tornaconto: gli islamisti sono pedoni in questo dramma e non re. Non stiamo assistendo a una rivoluzione ideologica ma siamo di fronte a degli ufficiali dell'esercito egiziano che rimanendo al potere assaporano i dolci frutti della tirannia.