Visto che il segretario di Stato Warren Christopher rivolge la sua attenzione ai negoziati tra Israele e la Siria, un mito permanente deve essere smontato: l'idea che pur essendo il presidente siriano Hafez Assad un uomo odioso egli mantiene le sue promesse. Nientemeno che il capo della divisione di intelligence delle Forze di difesa israeliane, Uri Sagi, ha di recente asserito che "se e quando lui firma un accordo, [Assad] manterrà la sua parola". Ma il dittatore siriano ha in realtà alle spalle una sgradevole fama di non mantenere le promesse solenni, un modus operandi che i diplomatici israeliani farebbero bene a ricordare nelle settimane a venire.
Assad si è guadagnato la sua invidiabile fama di affidabilità in virtù del fatto che mantiene da vent'anni l'impegno preso con Israele con l'Accordo per la separazione delle forze del maggio 1974. In esso, le due parti s'impegnano a "osservare scrupolosamente il cessate il fuoco su terra, mare e aria e ad astenersi reciprocamente da ogni azione militare". Per meglio dire, secondo Ze'ev Schiff, decano dei giornalisti militari israeliani, "le due parti hanno da subito aderito all'Accordo di separazione delle forze e le violazioni sono state trascurabili".
Ma se ci si concentra unicamente sull'accordo del 1974, s'ignorano molti altri trattati siglati con diversi governi, tra cui quello di Israele, del Libano e della Turchia, e che Assad ha violato. S'ignorano persino alcune gravi violazioni di quell'accordo del 1974. Si osservino i dettagli di quattro casi.
· L'accordo della "linea rossa". Nell'aprile 1976, le autorità siriane e israeliane raggiunsero un'intesa tacita con cui gli israeliani permisero alle forze siriane di entrare in Libano a patto che non oltrepassassero delle "linee rosse". Tra gli altri provvedimenti, Assad accettò di non inviare più di una brigata in Libano, né di utilizzare aerei o missili terra-aria.
Damasco violò tutte e tre le clausole. Nel 1981, trasportò le truppe con elicotteri e lanciò missili terra-aria nella regione di Zahle in Libano, un atto di cui gli israeliani erano pienamente consapevoli. Scrivendo a titolo personale, Itamar Rabinovich (attualmente ambasciatore Usa) li ha definiti rispettivamente "un'infrazione" e "una chiara violazione" dell'accordo del 1976. Né si trattava di questioni puramente tecniche: egli disse che i missili siriani equivalevano a "una grave minaccia" contro gli interessi israeliani.
Peggio ancora, Assad violò l'accordo della linea rossa [o di garanzia], inviando in Libano ben più di una brigata: nel corso degli anni, 10 brigate furono regolarmente di stanza lì. In breve, Assad non cercò solamente di far pendere l'ago della bilancia del potere in Libano, ma di avere un controllo assoluto dell'intero Paese. Yair Evron della Tel Aviv University scrive che Damasco ha così "passato il segno" e "violato" gli accordi del 1976.
· L'accordo di Ta'if. Allo scopo di ottenere il sostegno dei cristiani libanesi per una revisione della struttura del governo libanese (Accordo di Ta'if), Assad accettò la clausola che le truppe siriane sarebbero state dislocate da Beirut alla valle della Bekaa entro il settembre 1992. Quella data arrivò e se ne andò come se nulla fosse, poiché le truppe rimasero a Beirut. (In effetti, se si arriva in aereo a Beirut, si possono vedere truppe siriane proprio in aeroporto.)
· I campi del Pkk. Già nel 1992, Damasco ha detto alle autorità turche di aver chiuso le installazioni utilizzate dal Pkk, il gruppo curdo anti-turco. Il premier Suleyman Demirel ha asserito all'epoca che il quartier generale del Pkk in Siria "non esiste più". Di fatti, era così allora e anche adesso, visto che le autorità siriane continuano a ospitare il Pkk e a permettergli di basare le sue operazioni terroristiche in Siria e in Libano. Secondo un comunicato stampa turco diffuso alla fine del 1993: "La Siria fa di tutto per compensare le perdite del Pkk in termini di uomini, armi e denaro".
· Il disimpegno dalle alture del Golan. È immeritata anche la fama di Assad di aver rispettato le clausole dell'accordo del 1974 con Israele. Innanzitutto, con riferimento alle aree evacuate dalle forze israeliane, Assad ha accettato che "i civili siriani faranno ritorno in questo territorio", rassicurando così Gerusalemme delle sue intenzioni non-belligeranti. Infatti, nessun civile si è trasferito in quella zona.
In secondo luogo, i siriani violarono la zona demilitarizzata che avevano decido di mantenere in base all'accordo del 1974. Nel 1992, essi trasferirono i commandos a Kuneitra e l'artiglieria pesante in qualsiasi posto della zona demilitarizzata. Nella "ridotta" striscia di sicurezza ", a 25 km dalla frontiera, essi piazzarono illegalmente 21 di lanciamissili terra-aria e 8 lanciamissili. Ma queste violazioni non hanno ricevuto nessuna attenzione, perché il primo ministro Yitzak Rabin avrebbe a quanto pare deciso (e questa è la parte sorprendente) d'ignorare i rapporti redatti dagli osservatori dell'Onu.
Questo schema ventennale di comportamento stabilisce due punti. Da despota qual è, Assad mantiene la sua parola solo quando gli conviene e viene meno quando non è così; e chiaramente di lui non ci si può fidare. E questo dimostra che, come fece la Gran Bretagna quando si trovò di fronte alle violazioni naziste degli accordi degli anni Trenta, il governo israeliano si comporta come solitamente fanno le democrazie. Evita di affrontare i danni di un avversario totalitario cercando di chiudere un occhio sulle sue violazioni.
Naturalmente, ignorare un problema non lo elimina. Gli israeliani dovrebbero affrontare il fatto che Assad non è soltanto odioso, ma che viene regolarmente meno alle sue promesse.