Possiamo probabilmente essere tutti d'accordo su alcuni punti fondamentali della politica estera statunitense attuata dal 1990. Una virata verso i problemi interni non lascia gli americani nell'umore giusto per affrontare l'avventura straniera. Le speranze di un "dividendo di pace" portano a ingenti tagli nel bilancio del Pentagono. Gli interventi militari in Somalia e a Haiti sono stati condotti per dei fini umanitari.
Ma proviamo a parlare dei mediorientali! In genere, credono che il governo Usa faccia dei piani per dominare il mondo intero. Davvero. Con il crollo dell'Unione sovietica nulla è d'impaccio. E il Medio Oriente, poiché ha un miscuglio di ciò che ci piace (il petrolio) e di ciò che a quanto pare non ci piace (l'Islam), è l'obiettivo numero uno sulla lista americana.
Se il governo americano cerca di dominare il mondo, è semplicemente logico addossargli la responsabilità di ogni problema. |
Questo, è triste a dire, non è una qualche opinione bizzarra, ma la stimata conclusione cui sono arrivati importanti politici, giornalisti, pensatori religiosi e accademici. Naturalmente, esistono anche delle voci moderate e queste interpretano gli Usa in modo sensato. Ma i timori di vedere l'America assumere il potere sul mondo intero sono quasi onnipresenti nei discorsi, in televisione e nei libri. Essi costituiscono una realtà spiacevole e pericolosa.
"Il nuovo ordine mondiale"
I regimi in Iran e in Iraq sono in disaccordo su pressappoco ogni cosa, eccetto che sulla loro percezione degli Usa. In Iran, Ahmad Khomeini (il figlio del defunto Ayatollah) dice che gli americani stanno stabilendo "un controllo e un dominio sul mondo intero". Utilizzando un linguaggio quasi identico, l'uomo forte numero due dell'Iraq, Taha Yasin Ramadan, accusa gli americani di cercare di imporre "un'egemonia unilaterale degli Stati Uniti sul mondo intero".
Come sanno questo? Perché glielo ha detto George Bush. I suoi discorsi di un "nuovo ordine mondiale" è per loro indice di un piano per l'egemonia americana. Noi americani sappiamo che l'espressione non è mai stata più di una nozione vaga e anodina sulla politica successiva alla fine della guerra fredda, che manca d'importanza operativa e presto dimenticata. In Medio Oriente l'espressione perdura, minacciosa e programmatica.
I mediorientali si raggruppano intorno a tre spiegazioni per giustificare il motivo per il quale Washington cerca l'egemonia mondiale. Com'era prevedibile, forse, i musulmani fondamentalisti ravvisano nell'odio verso l'Islam il motivo fondamentale. Per i Fratelli musulmani, "Il Nuovo ordine mondiale mira semplicemente ad annientare l'Islam e la sua gente nel mondo islamico, e di fatto nel mondo intero". Quest'ostilità deriva da un miscuglio di "spirito cristiano dei Crociati" e di piani ebraici per un Grande Israele.
I nazionalisti insistono sulle motivazioni colonialiste. Secondo i libici, la Cia (Central Intelligence Agency) sta mettendo in piedi "un sistema di polizia dittatoriale a livello mondiale sotto il controllo degli Usa, dove la libertà, la giustizia e la democrazia non hanno valore e dove il colonialismo sarà restaurato". Un quotidiano giordano riporta di un presunto documento del Consiglio di sicurezza nazionale (n. 2000) in cui si dice che il governo americano, in effetti, intende trasformare "arabi e musulmani in nuovi pellirossa sotto l'egemonia del nuovo ordine mondiale".
I potentati del petrolio temono la brama americana per le risorse petrolifere mediorientali. I media di Baghdad riportano che Washington sogna di "assicurarsi un controllo totale e completo sui campi petroliferi del Golfo arabo e di riorganizzare la scena internazionale senza nessuna ostruzione o delle vere crisi".
Questi tre temi – anti-Islam, colonialismo e avidità di petrolio – tornano alla mente quando i mediorientali valutano le intenzioni americane. Esaminiamo cinque casi specifici.
La crisi del Kuwait
Sfidando il buonsenso, molti in Medio Oriente vedono la crisi del Kuwait del 1990-91 come una "trappola" americana per Saddam Hussein. Gheddafi ha chiesto in tono retorico: "Chi ha detto che l'Iraq ha invaso il Kuwait?" e ha replicato: "È stata l'America". Il ministro della Difesa siriano ha sviluppato una tesi elaborata su Norman Schwartzkopf pretendendo di perlustrare il Kuwait per conto dell'Iraq, otto mesi prima che l'invasione irachena avesse avuto effettivamente luogo.
I mediorientali hanno proposto delle motivazioni pittoresche (e contraddittorie) che hanno indotto Washington a macchinare un simile complotto. E hanno ipotizzato quattro motivazioni americane.
- Religiose: L'Occidente spera di imporre ai musulmani un "Islam all'americana". Gerusalemme è già sotto gli ebrei; l'invio nel 1990 di soldati Usa in Arabia Saudita ha posto la Mecca e Medina sotto la dominazione cristiana.
- Economiche: Washington ha cercato di migliorare l'economia americana controllando i Paesi musulmani esportatori di petrolio come l'Arabia Saudita, la Libia e l'Algeria. O ha assistito alla crisi del Kuwait facendo aumentare il prezzo del petrolio; o ancora ha sperato di approfittare della vendita di armi ai combattenti.
- Politiche: La crisi ha rallentato il tempo di unificazione dell'Europa o ha fornito un mezzo a Washington per mantenere gli alleati europei sottomessi alla sua volontà. Altri vi hanno visto "una strombazzata pubblicitaria" che ha permesso a Saddam Hussein, un lacchè degli Usa, di presentarsi come antiamericano.
- Militari: L'invasione irachena ha creato uno stato di paura in Arabia Saudita e negli altri emirati del petrolio, e così ha indotto i loro leader ad accettare una protezione di sicurezza da parte degli Usa. Di conseguenza, Washington ha realizzato "il sogno americano che carezzava da lungo tempo" d'inviare truppe americane nel Golfo Persico.
Il World Trade Center
Una corte di giustizia di New York ha riconosciuto una banda di sei mediorientali colpevoli dell'attentato al World Trade Center del febbraio 1993. Gli americani hanno preso in parola i sei e il loro leader religioso, Omar Abdel Rahman: sono dei musulmani fondamentalisti che detestano gli Usa e che desiderano fare del male agli americani. Pochi mediorientali hanno visto le cose in maniera così semplice. Per loro, la vera questione è la seguente: per quale governo lavorava la banda, per quello Usa o per quello israeliano?
Una fazione sostiene che "Omar Abdel Rahman è un agente della Cia" che serve il suo maestro screditando l'Islam. Secondo una rivista del Cairo, "l'Occidente cerca di far esplodere l'Islam dall'interno attirando persone come lui". Rahman ha ricevuto dei fondi dagli Stati Uniti per promuovere il terrorismo in Medio Oriente. Perché un'esplosione a New York City? Perché questo è il luogo migliore per screditare l'Islam agli occhi degli americani.
Altri dicono che dietro l'attentato del World Trade Center c'era l'intelligence israeliana. Il giornalista egiziano Ihsan Bakr ha speculato su un tentativo di screditare i palestinesi. "Nessun partito palestinese (…) avrebbe intrapreso una simile operazione perché avrebbe leso tutti". Ma nel lontano Kuala Lumpur, il Fronte d'azione malese era dell'avviso che il Mossad aveva intrapreso l'operazione per screditare l'Islam.
La Somalia
Gli stessi temi saltano fuori riguardo l'intervento in Somalia. Gli americani possono pensare che le loro truppe siano andate in quel Paese desolato per salvare la vita dei somali affamati, ma un quotidiano giordano vede la piaga della fame come un nuovo "schema americano volto a creare ulteriori tensioni" per giustificare "l'invio della sua macchina bellica". Il Congresso islamico e arabo del popolo, un gruppo fondamentalista, ha affermato che lo scopo degli Usa non era quello di nutrire i popoli, ma esattamente il contrario: perpetrare un "genocidio" contro il popolo somalo.
Molti gruppi e governi accusano Washington di stabilire un nuovo colonialismo in Somalia. Essi non si differiscono che per l'estensione delle loro paure. Il servizio d'informazione iracheno ha fatto una vivida descrizione di un'entrata americana "attraverso la porta della morte e della fame" che conduce a un controllo sulla Somalia. Un quotidiano di Beirut ha visto la tragedia come una "scusa per intervenire allo scopo di rimodellare la situazione politica nel Corno d'Africa e in tutta l'Africa centrale". (E se si pensa come sia improbabile che gli americani assumano il potere in un luogo come la Somalia, l'agenzia di stampa libica ha riportato che in Ruanda i Paesi occidentali hanno creato dei problemi "con l'obiettivo di un intervento militare" laggiù.) Hezbollah, l'organizzazione fondamentalista libanese è andata oltre parlando di una minaccia mondiale. "Con il pretesto di fornire aiuti alimentari e perseguire la pace, gli Usa conducono una nuova politica coloniale in un mondo che s'incammina verso il XX secolo, utilizzando le istituzioni delle Nazioni Unite per il loro piano".
Altri hanno fiutato il petrolio. Non importa che la Somalia non ha niente; ma è vicina al Golfo Persico e questo era già abbastanza perché l'agenzia di stampa giordana definisca la Somalia "un'importante regione strategica" e la radio iraniana faccia riferimento alla sua "posizione strategica". I redattori di un quotidiano palestinese a Gerusalemme hanno concluso che l'obiettivo della spedizione in Somalia era quello di stringere il "controllo americano sul petrolio arabo".
La Conferenza sulla popolazione svoltasi al Cairo
La conferenza sulla popolazione che si è tenuta al Cairo nel settembre scorso ha evidenziato una lotta tra il Vaticano e l'amministrazione Clinton sulla moralità dell'aborto, no? Ebbene, è falso. In realtà è stata una tappa per l'Occidente al fine di indebolire l'Islam colpendo i tassi di natalità musulmana. In una sorprendente (ma tipica) dichiarazione, un'importante figura religiosa egiziana ha annunciato che gli sforzi occidentali per diffondere il principio del controllo delle nascite sono "ispirati unicamente dalla crescente vitalità dei musulmani. Se i musulmani dovessero sparire dalla faccia della terra, questo dibattito avrebbe fine e tutta la gente sarebbe lasciata libera di riprodursi come vuole". Un portavoce dei Fratelli musulmani ha trovato molto significativa la scelta del luogo in cui si è tenuta la conferenza: "Non è una coincidenza che sia stato scelto il Cairo, il cuore dell'Islam, per lanciare questo attacco. (…) Un tentativo è in atto per cambiare il mondo, a cominciare da un attacco all'Islam". Se la conferenza ha avuto successo, ha dichiarato un quotidiano iracheno, l'Occidente potrebbe distruggere il mondo musulmano "facendo scoppiare guerre e crisi, causando carestie, propagando epidemie mortali, disintegrando il sistema familiare e incoraggiando il crollo dei valori sociali".
Le antenne paraboliche
In futuro, le antenne paraboliche (grazie alle quali le persone possono ricevere i programmi direttamente dal cielo senza passare attraverso i loro governi) promettono di offrire un fertile terreno di battaglia per far nascere dei malintesi. Insieme a uno scrittore fondamentalista egiziano, molti musulmani credono che "L'Occidente ci destini queste antenne paraboliche; si tratta di antenne per la fame e l'inedia". Perché, dunque? Perché, come spiega un ayatollah iraniano, il prezzo della televisione equivale a "un furioso attacco culturale" che minaccia ciò che è sacro nell'Islam: "La televisione via satellite è esattamente contraria all'onorato Profeta, esattamente contraria al Corano".
Conseguenze
Sospetti del genere colorano la comprensione di quasi tutte le azioni governative americane in Medio Oriente, inclusi i legami Usa-Israele e il processo di pace. Nel complesso, questa sfiducia crea una percezione profondamente erronea degli Stati Uniti e degli obiettivi di questi ultimi in Medio Oriente, e poiché gli Usa appaiono così minacciosi, questo distorce la politica estera e anche quella interna da un capo all'altro del Medio Oriente.
Un esempio. Quando il governo giordano nel 1990 tentò di limitare l'assai elevato tasso di natalità del Paese, un leader fondamentalista denunciò in Parlamento la contraccezione come "un complotto utile ai piani sionisti volti a privare i Paesi arabi (…) della manodopera così necessaria". Se i contraccettivi orali fanno effettivamente parte di un complotto per ridurre il numero di musulmani, la Giordania come riuscirà a contenere la sua popolazione? Se incoraggiare l'uso dei preservativi è realmente una sottile forma di genocidio, in quale modo sarà fermato il virus dell'Aids?
E le cose peggiorano. Il sottoscritto studia il mondo musulmano da un quarto di secolo e ritiene che questo mondo e quello occidentale siano più che mai su delle lunghezze d'onda distinte. Il pianeta si rimpicciolisce, i contatti proliferano, ma i mediorientali e gli occidentali si capiscono sempre meno. Il famoso verso di Rudyard Kipling: "Oh, l'Oriente è l'Oriente, e l'Occidente è l'Occidente/e mai i due s'incontreranno", sembra oggi più vera che mai.
Raccomandazioni di politica
Mentre gli americani non riescono a correggere queste terribili distorsioni, noi possiamo esserne consapevoli e prendere delle misure per combatterle negando la validità di queste idee bizzarre. Il modo irreprensibile di comportarsi – non degnare di una risposta ciò che è assurdo – non funziona. Se ignorate, le distorsioni s'inaspriscono. Sarebbe meglio fare quello che spesso fanno i mediorientali: rispondere rapidamente. Ad esempio, quando l'Organizzazione per la liberazione della Palestina ha messo in giro la voce che gli israeliani facevano parte del corpo di spedizione Usa in Arabia Saudita per combattere Saddam Hussein, gli israeliani e i sauditi hanno immediatamente denunciato il caso.
Gli americani dovrebbero emulare questa condotta. E a volte lo fanno. Nell'ottobre 1989, il segretario di Stato James Baker rispose direttamente alle accuse irachene in merito al fatto che Washington stesse cercando di far cadere Saddam Hussein: "gli Usa non sono coinvolti in nessun tentativo di indebolire o destabilizzare l'Iraq". In qualche caso, negare la perfidia americana può funzionare. Anwar El-Sadat ha attribuito la sua stessa visione delle cose a Henry Kissinger che l'aveva convinto del fatto che il governo Usa non nutriva delle intenzioni aggressive. Se altri leader mediorientali riusciranno a rendersi conto della visione davvero pessima che hanno degli Stati Uniti essi probabilmente riusciranno anche a vedere questo Paese nel modo più giusto.