Storico, fondatore del think tank Middle East Forum, Daniel Pipes è considerato uno dei maggiori analisti del Medio Oriente a livello internazionale.
Tempo fa ha scritto un articolo – intitolato L'importante, "orribile" accordo Hamas-Israele, sull'accordo di cessate il fuoco del 15 gennaio 2025. Considera orribile anche la nuova intesa?
«Sì, è anche peggio, pieno di cose fantasiose che non hanno alcuna possibilità di realizzarsi ("Hamas e altre fazioni concordano di non avere alcun ruolo nella governance di Gaza, direttamente, indirettamente o in qualsiasi forma. Tutte le infrastrutture militari, terroristiche e offensive, compresi tunnel e impianti di produzione di armi, saranno distrutte e non ricostruite"). Ma pur condannando l'accordo di gennaio, questo lo approvo. Il motivo è dovuto al fatto che il mio atteggiamento nei confronti della guerra di Israele contro Hamas è profondamente cambiato negli ultimi nove mesi. A gennaio, volevo che Israele eliminasse Hamas a prescindere dal prezzo politico. Quel prezzo è poi salito così tanto, sia per Israele stesso che per gli ebrei della diaspora, che da agosto ho chiesto a Israele di porre fine ai combattimenti e anche agli ebrei della diaspora di abbandonare la loro timidezza e insistere su questo esito. Detesto questa conclusione, ma non riesco a trovare un modo per poterla aggirare».
Fin dall'inizio della guerra a Gaza, ha previsto un fallimento militare israeliano. Su quali basi ha fatto questa previsione?
«Sulla base del fatto che il governo israeliano cercava di raggiungere al tempo stesso due obiettivi contraddittori: il ritorno degli ostaggi e la distruzione di Hamas. Ovviamente, non si poteva ottenere entrambi. Ogni sondaggio ha mostrato che la presa emotiva del ritorno degli ostaggi superava di gran lunga i benefici strategici della fine di Hamas, il che implicava che Israele dovesse perdere la guerra – in netto contrasto con i suoi successi contro Hezbollah e Iran, dove l'obiettivo strategico era chiaro e incontestabile».
Dopo l'attacco israeliano in Qatar, sembra che le cose siano peggiorate per Israele. Un Trump risentito non solo ha costretto Netanyahu a scusarsi pubblicamente con il Qatar, ma ha anche dotato l'Emirato della protezione americana in caso di un altro attacco. Cosa ne pensa?
«L'attacco al Qatar ha rappresentato un altro terribile errore da parte di Israele. Sì, serviva a minare l'influenza del Qatar, ma questo attacco maldestro ha ottenuto esattamente l'opposto. La cosa più sorprendente è che un alto funzionario qatariota ha contribuito a formulare le scuse israeliane ed era presente quando Benjamin Netanyahu si è scusato con il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim al-Thani».
![]() Una foto diffusa da AFPTV mostra il fumo che si alza dalle esplosioni causate dagli attacchi aerei israeliani contro i leader di Hamas a Doha, il 9 settembre. |
Quanto ha pesato, secondo lei, il Qatar nella stesura dell'accordo tra Israele e Hamas?
«Non ho informazioni specifiche al riguardo, ma il trattamento generalmente favorevole riservato ad Hamas suggerisce un contributo sostanziale da parte dei suoi sostenitori a Doha».
Secondo Hagai Ben-Artzi, Israele «è in uno stato di psicosi dai tempi della guerra dello Yom Kippur, che ci ha traumatizzati con migliaia di morti. Siamo entrati in una mentalità di resa e ritirata solo per stare un po' tranquilli. Questa strada porta al disastro, perché il nemico capisce il nostro punto debole e lo sfrutterà appieno». È d'accordo?
«Molto. Nel mio libro del 2024, Israel Victory: How Zionists Win Acceptance and Palestinians Get Liberated, dedico un intero capitolo a questo argomento, intitolato Placating the Enemy. Fortunatamente per Israele, gli Stati arabi hanno quasi completamente abbandonato il campo di battaglia militare dopo la guerra dello Yom Kippur, rendendolo in grado di sopravvivere a questa debolezza altrimenti potenzialmente fatale».
Sembra che Israele debba prepararsi a ulteriori ondate di violenza. Perché non riesce a ottenere mai una vittoria reale e duratura contro i suoi nemici?
«Israele ha la sfortuna di combattere la vittima più celebre del mondo. Come suggerito nella mia risposta precedente, mentre gli Stati arabi hanno effettivamente abbandonato il campo di battaglia militare oltre mezzo secolo fa, i palestinesi hanno sostenuto la lotta e ora hanno nuovi potenti protettori in Iran, in Turchia, e il corredo si allunga con gli islamisti, la sinistra, i dittatori, gli antisemiti e altro ancora».
La guerra di Gaza ha danneggiato l'immagine di Israele a livello globale senza precedenti. Questo danno è irreversibile?
«Irreversibile è una parola grossa, ma sì, mi aspetto che l'accusa di genocidio contro Israele causerà danni immensi a lungo termine. Questa calunnia proviene da ogni parte, e i sondaggi mostrano che la popolazione occidentale ci crede sempre di più. Tali atteggiamenti probabilmente danneggeranno Israele per decenni».