Il Medio Oriente offre qualche motivo di speranza, come l'esempio ispiratore di Israele, la "metaforica villa nella giungla" (secondo un'espressione usata da Ehud Barak, N.d.T.); la prospettiva che l'islamismo sia allo sbando e la comparsa di un Kurdistan indipendente.
Queste, però, sono le eccezioni. In generale, in questi giorni, dalla regione arrivano le solite notizie noiose che il sottoscritto commentatore legge a malapena e ha poco da dire a proposito. Prendiamo in considerazione alcune questioni importanti del momento:
- Il disaccordo riguardo al piano d'azione comune siglato con l'Iran, il 24 novembre 2013, dal cosiddetto gruppo dei 5+1.
- Un'inutile conferenza di pace che mira a trovare una soluzione alla guerra civile siriana.
- Una futile diplomazia israelo-palestinese.
- Gli attori regionali che sono spaventati da Teheran o che cercano di rabbonirla – oppure entrambe le cose.
- Le nuove atrocità efferate della guerra civile siriana.
- La brutalità quotidiana in Libia, Egitto, Iran e in Afghanistan.
- Il rimescolamento politico in Egitto e in Tunisia.
- Un premier turco sempre più dittatoriale.
- Le dilaganti crisi idriche in Egitto, Yemen, Siria e in Iraq.
Come il gatto del cartone animato Tom e Jerry, il Medio Oriente gira a vuoto, senza raggiungere l'obiettivo. |
Quante volte si può ridicolizzare la diplomazia, deplorare la violenza o destare allarmi? Quale politica estera creativa, oltre che la semplice autodifesa, si può proporre per una regione così tossica? L'azione frenetica e la semi-inerzia rendono l'analisi ripetitiva. Con delle tendenze negative così predominanti, non si sa se preferire la continuità o il cambiamento in Medio Oriente.
Sfiduciato e annoiato, indugio a occuparmi della politica quotidiana e preferisco esaminare in maniera più approfondita questioni storiche e problematiche più importanti e più complesse. Nei miei articoli più recenti, ho concentrato l'attenzione sulla storia dell'Islam afroamericano, sul futuro dei musulmani russi e ho analizzato i fallimenti del Medio Oriente.
In seguito, mi occuperò delle vaste implicazioni non-religiose derivanti dall'accoglimento dell'Islam e della possibilità che ci sia un islamismo "dal volto umano". Le analisi future verteranno sulla devastazione dell'ambiente in Medio Oriente, sulla tentazione di ignorare le motivazioni jihadiste e sull'uso incoerente della parola "terrorismo".
Questo momento triste forse offre l'opportunità di scrivere degli articoli più lunghi e anche di rispolverare i progetti editoriali interrotti dagli attentati dell'11 settembre 2001.