I commentatori e gli opinionisti hanno ampiamente respinto il mio articolo "Occidente condannato ad appoggiare Assad" in cui ho argomentato che i governi occidentali dovrebbero "appoggiare Assad" perché quest'ultimo sta perdendo e noi non vogliamo che i ribelli islamisti vincano in Siria, ma preferiamo una situazione di stallo. Un sito web arabo in Francia mi ha minacciato.
Molto bene. Oggi, però, il Wall Street Journal, nell'articolo "Gli Stati Uniti temono una vittoria dei ribelli siriani, per ora" a firma di Adam Entous e Julian E. Barnes, riporta che l'amministrazione Obama sta di fatto seguendo il mio consiglio. Per cominciare, il governo Usa teme "una netta vittoria militare dei ribelli":
Nelle ultime settimane, gli alti funzionari dell'amministrazione Obama hanno colto di sorpresa alcuni legislatori e alleati con un approccio modificato riguardo alla Siria: essi non vogliono in questo momento una netta vittoria militare dei ribelli perché credono, come asserito da un alto papavero, che "i buoni" non possono venirne fuori vincitori.
Naturalmente, temere una vittoria dei ribelli ostacola l'obiettivo di soppiantare l'attuale regime, portando a un pasticcio auto-contraddittorio:
Questa valutazione complica la decisione presa da lunga data dalla Casa Bianca di vedere il presidente Assad abbandonare il potere. Inoltre, essa punta i riflettori sul cauto approccio americano volto ad aiutare l'opposizione, con grande frustrazione degli alleati Usa come la Francia e il Regno Unito, che vogliono armare i ribelli moderati della Siria. Il risultato di questo cambiamento, dicono questi funzionari, è che gli Stati Uniti hanno tentato di aumentare in modo controllato il sostegno alle fazioni dei ribelli moderati. (…) "Noi tutti vogliamo che Assad cada domani, ma non ha senso che tutte le istituzioni finiscano da un giorno all'altro sotto il controllo islamista", ha detto un alto funzionario americano. "La fine della partita richiede una calibratura molto accurata che non faccia inclinare lo strumento di misura in maniera involontaria verso i gruppi che potrebbero produrre il genere di Siria post-Assad che noi aborriamo".
Il problema è che Washington sta tentando di portare a termine un compito difficile ma manca del tatto necessario per riuscirci:
I responsabili del governo temono che con gli islamisti legati ad al-Qaeda che dominano sempre più le file dell'opposizione al presidente siriano Bashar al-Assad una vittoria dei ribelli troppo rapida minerebbe le speranze di trovare una soluzione diplomatica, e questo secondo i funzionari governativi attuali e precedenti. Sarebbero distrutte anche le istituzioni nazionali con ciò che rimane dell'ordine civile, dicono queste persone, aumentando il rischio che le armi chimiche siriane possano essere utilizzate o trasferite ai terroristi. (…)
I funzionari asseriscono che occorrerà manovrare con tatto per limitare l'influenza dei radicali, prendendo tempo per rafforzare i ribelli moderati che i governi occidentali vorrebbero alla guida del Paese, qualora Assad venisse persuaso ad abbandonare il potere. (…) Rafforzando i moderati, gli Stati Uniti vogliono fare pressioni sui sostenitori di Assad per concludere un accordo che preserverebbe le istituzioni governative. (…)
Commenti: 1) Ovviamente, sono lieto di apprendere che l'amministrazione Obama ha adottato silenziosamente una politica sensata verso la Siria. 2) Speriamo che il suo piano non realizzabile di condurre "i buoni" a governare il Paese sfumerà con un'esperienza supplementare e che piuttosto si seguirà un approccio basato sull'equilibrio delle forze, come quello da me sostenuto.