Gli orrori della Siria odierna – la repressione, la guerra civile e le barbarie – sono una conseguenza di numerosi avvenimenti e uno dei più importanti ha avuto luogo esattamente cinquant'anni fa. Questo è accaduto quando quello che è stato denominato in modo pedante "Comitato militare della direzione regionale siriana del Partito socialista arabo Baath", della cui leadership faceva parte anche Hafez al-Assad, assunse il potere a Damasco in quella che in modo saccente è conosciuta come "rivoluzione dell'8 marzo". Da allora, il partito Baath (o Ba'th) governa il Paese, prima sotto Hafez (dal 1970 al 2000) e poi sotto suo figlio Bashar (dal 2000).
Un francobollo di un anno fa che celebra il 49° anniversario della rivoluzione dell'8 marzo. |
Poi è arrivata la mano pesante dei baathisti. A parte qualche rimpasto interno (il colpo alawita del febbraio 1966 e il colpo di Assad del novembre 1970), da allora in poi è stato lo stesso regime abominevole, statalista e totalitario a soffocare l'espressione individuale ed etnica, a corrompere le menti, a impedire la crescita imprenditoriale della popolazione e per finire a scatenare tre anni fa la violenza che ha portato all'attuale conflitto, e che potrebbe condurre al prossimo regime totalitario, quello degli islamisti.
In questo triste anniversario, ci si potrebbe ricordare con quanta facilità un Paese può sbandare e quanto sia assai difficile che esso trovi il modo di tornare alle politiche sensate e al rispetto della dignità umana.