Basandosi sulla mia analisi "Israeliani poco fedeli", ecco degli occasionali sviluppi degni di nota che riguardano gli arabi d'Israele.
Un reportage da Tira, in Israele, di Edmund Sanders apparso nel Los Angeles Times su "I cittadini arabi in Israele lamentano la mancanza della polizia" coglie il paradosso della vita degli arabo-israeliani:
Quando gli abitanti di questo villaggio arabo un tempo tranquillo si sono radunati per protestare contro i recenti scontri a fuoco, in stile sparatorie tra bande, avvenuti nella loro comunità, la rabbia si è rapidamente focalizzata sulla polizia israeliana. Gli abitanti hanno alzato dei cartelli con sopra scritto: "La polizia è costituita da terroristi". I leader locali hanno recitato la solita lista di lamentele: la polizia tratta gli arabi come cittadini di seconda classe; essa non riesce a perseguire i numerosi criminali e non sequestra abbastanza armi illegali; non si può fare affidamento sulla polizia.
Tenuto conto di quest'animosità, la successiva richiesta dei manifestanti è stata piuttosto sorprendente. Essi hanno chiesto al governo israeliano di inviare più poliziotti a Tira. "Non c'è altra soluzione" per questa comunità di 22.000 abitanti, ha detto poi il sindaco di Tira, Mamoun Abdul Hai. "Non possiamo più gestire la situazione. Non abbiamo il denaro e le risorse per farlo da soli".
Il recente aumento di casi di omicidi e di episodi di violenza legati alle bande criminali nelle città e nei villaggi arabi d'Israele costringe la popolazione arabo-israeliana a ripensare alla resistenza che in passato è stata opposta all'arrivo della polizia nelle loro comunità. Lo scorso anno nelle comunità arabo-israeliane è stato perpetrato il 67 per cento dei 135 omicidi commessi su scala nazionale, il 70 per cento dei tentati omicidi e il 52 per cento di tutti gli attacchi incendiari, secondo le cifre rese note dal governo. Gli arabi tuttavia rappresentano solo il 20 per cento circa della popolazione israeliana costituita approssimativamente da 8 milioni di abitanti.
Aggiornamento del 30 ottobre 2012: "Un sedicente nuovo leader degli arabi d'Israele esorta alla piena integrazione con lo Stato ebraico: il politico beduino Aatef Karinaoui lancia un'offerta alla Knesset, stigmatizzando i deputati arabi e invocando una "primavera araba" che fornisca una nuova direzione per la sua comunità". Questo è quanto si legge in un articolo apparso in Times of Israel a firma di Philippe Assouline che descrive la comparsa di Aatef Karinaoui, che segna un nuovo e promettente cambiamento nella scena arabo-israeliana.
Aggiornamento del 12 novembre 2012: Faina Kirshenbaum, un deputato di Yisrael Beytenu, ha pronunciato un insolito e caustico atto di accusa contro gli arabi-israeliani, in occasione di una recente conferenza:
Gli arabi in Israele vogliono l'eguaglianza dei diritti, ma non contribuiscono allo Stato. Per avere gli stessi diritti essi devono contribuire al Paese come ogni altro cittadino e fare tre anni di servizio militare o civile nelle loro comunità. (…) Essi pagano sì e no le tasse e ricevono ingenti finanziamenti dal governo. Pagano 400 milioni di shekel d'imposte ma ricevono almeno 11 miliardi di shekel di sussidi governativi.
Aggiornamento del 19 dicembre 2012: L'Associated Press rileva che, nonostante le lamentele riguardo alle questioni pratiche, il partito di Aatef Karinaoui "non fa molta presa".
Aggiornamento del 1° gennaio 2013: 1) L'Ufficio Centrale di Statistica israeliano ha pubblicato alcune cifre della popolazione nel nuovo anno civile. Complessivamente la popolazione israeliana ammonta a 7.981.000 abitanti, di cui il 75,4 per cento sono ebrei e il 20 per cento arabi, il che corrisponde a circa 1,6 milioni di persone.
2) Efraim Karsh sostiene che la miseria è all'origine del malcontento arabo-israeliano. Egli osserva
la convinzione assai diffusa che il risentimento arabo e la sfiducia nei confronti dello Stato ebraico sono i corollari della deprivazione socio-economica e che, con il crescente benessere, questi sentimenti sarebbero rimpiazzati dai loro opposti. Il fatto che l'ostilità araba non aveva ceduto terreno anzi, al contrario, si era intensificata, è stato visto come una prova che il "settore arabo" era stato vittima della discriminazione ufficiale e non aveva ancora ricevuto "la sua equa parte di risorse dallo Stato".
Purtroppo, questa teoria è falsa in generale, e soprattutto è infondata in questo caso particolare. Nel mondo moderno, non sono stati i poveri e gli oppressi a guidare le grandi rivoluzioni e/o non sono stati loro a commettere i peggiori atti di violenza; piuttosto, sono state le avanguardie militanti provenienti dagli ambienti più istruiti e più abbienti della società. È stato così con gli arabi-palestinesi – tanto nella Palestina mandataria quanto nello Stato di Israele. Più essi sono diventati benestanti, abbienti e meglio istruiti, più forte e più veemente si è fatto l'incitamento dei loro leader contro il loro status di cittadinanza, al punto di arrivare a un aperto rifiuto dei principi fondamentali che sono alla base della sua stessa esistenza.
Karsh poi corrobora questa teoria con un'analisi e un'argomentazione convincenti.
Aggiornamento del 23 gennaio 2013: Nelle elezioni di ieri, il partito di Aatef Karinaoui, al-Amal li-Taghyir ("Speranza per il cambiamento") non ha fatto presa tra gli arabi-israeliani, che hanno votato, come sempre, per i partiti fanatici.
Aatef Karinaoui vuole dare un nuovo tono alla politica arabo-israeliana. |