Se i governi eccessivamente potenti erano il flagello del XX secolo, il problema incalzante di questo secolo potrebbe essere costituito dai governi troppo deboli?
Il politologo Rudolph J. Rummel ha stimato nel suo saggio dal titolo evocativo, Death by Government (nella traduzione in italiano Stati assassini. La violenza omicida dei governi (Rubbettino, 2005, pp. LII-559, Euro 28,00 N.d.T.), con le cifre riviste nel 2005, che le morti per mano del proprio governo, nel periodo che va dal 1900 al 1987, ammontavano a 212 milioni di persone, mentre le vittime di guerra erano 34 milioni. In altre parole, le vittime della violenza omicida del proprio governo (ciò che lui chiama democidio) erano in realtà oltre sei volte di più dei caduti nelle guerre del secolo.
Il maggior numero di vittime è stato 78 milioni di persone uccise dai comunisti cinesi, seguono poi 62 milioni di morti per mano dei comunisti sovietici, 21 milioni per mano dei nazisti, 10 milioni di individui uccisi dai nazionalisti cinesi e 6 milioni dai militaristi giapponesi. Anche questo elenco non è completo; come asserisce Rummel "non sono stati inclusi i democidi perpetrati dopo il 1987 dall'Iraq, dall'Iran, dal Burundi, dalla Serbia e dai serbi-bosniaci, dalla Bosnia, dalla Croazia, dal Sudan, dalla Somalia, dai guerriglieri Khmer rossi, dall'Armenia, dall'Azerbaijan e altri ancora".
E mentre i regimi assassini, di certo, continuano a governare e a massacrare, c'è un nuovo pericolo incombente: l'anarchia. Passiamo in rassegna diversi casi in Medio Oriente, in ordine cronologico:
- Afghanistan: Dal colpo di stato che rovesciò il re nel 1973, l'Afghanistan non ha avuto un governo che potesse effettivamente controllare il Paese.
- Libano: Un tempo chiamato "la Svizzera del Medio Oriente", il Libano ha subito un mix di governo totalitario da parte della Siria e di anarchia da quando la guerra civile del Paese ebbe inizio nel 1975.
- Somalia: Il regime di Siad Barre cadde nel 1991 e da allora il Paese non è riuscito neanche lontanamente ad assomigliare a un governo centrale. L'anarchia del Paese ha portato a un massiccio problema di pirateria nell'Oceano Indiano che già nel 2007 era definito "spaventoso e inaccettabile" e da allora è peggiorato sempre più.
- Autorità palestinese: Grazie a una cattiva gestione e alle aggressioni, l'Ap ha perso gran parte della propria autorevolezza da quando ha assunto il potere nel 1994. Metà del suo territorio è sotto il controllo di un'organizzazione ostile, qual è Hamas.
- Iraq: Il governo americano ha commesso l'errore di sciogliere l'esercito iracheno dopo la sconfitta di Saddam Hussein del 2003 e il Paese deve ancora domare il caos che ne è seguito.
- Yemen: È difficile indicare con esattezza una data in cui il Paese è diventato anarchico, ma la guerra contro gli Houthi del 2009 offre un ragionevole punto di partenza.
- Libia: Da quando è scoppiata la rivolta contro Muhammar Gheddafi all'inizio del 2011, il Paese non ha avuto un potere centrale.
La Siria non è ancora anarchica, ma il regime ha perso il controllo di alcune città (Zabadani, Saqba) e forse di molte altre ancora.
E lo stesso dicasi in molti paesi dell'Africa, tra cui la Guinea-Bissau, la Liberia e la Sierra Leone. Vige l'anarchia in zone della Russia e del Messico. La pirateria è cresciuta a tal punto che affligge molte parti del mondo.
Poiché questo modello è talmente in disaccordo con il vecchio problema dell'eccessivo potere del governo centrale, tende a non essere visto. Ma è reale e va riconosciuto.