La fine ignominiosa di Gheddafi

Il leader libico Muammar Gheddafi, al governo dal 1969, è morto, ucciso a Sirte, sua città natale.

La salma di Gheddafi.

Calzando bene la definizione da lui data dei ribelli che lo combattevano, chiamandoli "topi", i momenti finali della sua vita, il colonnello li ha trascorsi in un puzzolente tubo di scolo che passa sotto una strada, proprio come un ratto, al pari del despota arabo Saddam Hussein suo omologo. A dire il vero, Gheddafi è il sesto tiranno in fuga degli ultimi dieci anni a essere catturato e giustiziato; solo il Mullah Omar, ex-leader dei talebani, è ancora a piede libero, e si nasconde come un criminale comune.

Per una mia opinione sul leader libico si veda il pezzo "Il sogno spezzato di Muammar" che ho scritto dopo la caduta di Tripoli alla fine dell'agosto scorso. In esso, parlo del suo impatto duraturo sui prezzi petroliferi e l'islamismo, traccio le quattro ere dei suoi 42 anni di governo e argomento a favore della sua totale futilità.

Guardando al futuro, auguro con apprensione ogni bene ai libici, sperando che il rovesciamento permesso dalla Nato di un [despota] eccentrico e crudele non conferisca più poteri a ideologie islamiste brutali che recheranno ancor più danni alla Libia e non solo.