Il 22 maggio scorso l'amministrazione Bush ha rilasciato la sua prima importante dichiarazione sul Medio Oriente per bocca del segretario di Stato James Baker. Per lo più, egli ha utilizzato delle frasi standard e ha rievocato le tradizionali linee politiche americane. Ma alcune delle sue parole sono state perlomeno singolari e anche in modo sorprendente. Parole echeggianti un appello di Baker agli israeliani: "abbandonare una volta per tutte la visione irrealistica di un Grande Israele".
Alcuni israeliani hanno reagito con preoccupazione a questa frase. Il premier Yitzhak Shamir l'ha definita "inutile", come ha fatto qualche americano. William Safire ha detto che è "sediziosa". Ma questi e molti altri sarebbero più sconvolti – a dire il vero resterebbero a bocca parta – se venissero a conoscenza dell'effetto sortito dalla dichiarazione di Baker sui politici mediorientali.
Tracciare il confine
Per Baker e il Dipartimento di Stato, il Grande Israele è un eufemismo per indicare il desiderio del Partito Likud di mantenere il controllo dei territori conquistati nella guerra del giugno 1967, in particolar modo la Cisgiordania. Ma nel mondo arabo e in molti altri Paesi musulmani, ciò implica qualcosa di molto più grande: non il mantenimento israeliano della Cisgiordania, bensì la conquista israeliana di una vasta area che si estende dall'Egitto all'Iran.
Questa definizione sorprendente del Grande Israele deriva dal patto stipulato tra Dio e Abramo, come descritto nella Bibbia: "Alla tua discendenza io do questa terra, dal fiume dell'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate" (Genesi 15,18). Utilizzando questo testo come prova, i politici del Medio Oriente ostili a Israele diffondono ampiamente e con astuzia l'accusa di espansionismo del Nilo israeliano fino all'Eufrate. E quel che più conta, essi a quanto pare ci hanno creduto, e molti ancora ci credono.
Egitto. Il presidente Gamal Abdel Nasser ha sostenuto strenuamente che gli israeliani "lavorano per il giorno in cui gli arabi residenti tra il Nilo e l'Eufrate saranno un'orda di profughi". Egli pensa che gli israeliani non rinuncerebbero mai a questa aspirazione. "Anche se lo facessero, essi non pretendono di realizzare oggi o domani i loro discorsi in merito a uno Stato ebraico o un Regno di Israele dal Nilo all'Eufrate, [ma] persevereranno in quest'obiettivo finché non avranno l'opportunità [di raggiungerlo]."
Organizzazione per la liberazione della Palestina. Yasser Arafat dice che tutti prestano ascolto al disegno di Gerusalemme di un Grande Israele. Nel settembre 1988, egli spiegò a un giornalista di Playboy nel corso di un'intervista che le due linee azzurre presenti sulla bandiera israeliana rappresentano il Nilo e l'Eufrate "e in mezzo ad essi c'è Israele".
Iran. Dal 1979, la minaccia di un Grande Israele è il tema costante della propaganda iraniana. A volte questo presunto Stato è stato perfino riprodotto su una mappa. Così una ristampa fatta da Teheran nel 1985 di quella vecchia calunnia, I Protocolli dei Savi Anziani di Sion, include come suo frontespizio una mappa titolata "Il sogno del sionismo". La mappa pretende di mostrare i confini immaginari del Grande Israele. Mostra l'intero Egitto in seno a questo Israele, l'Arabia Saudita fino a Medina, tutta la Siria, l'Iraq e il Kuwait, la regione dell'Iran produttrice di petrolio, e buona parte della Turchia. A completare il tutto, il confine è tracciato sotto forma di serpente; e le scale sono rappresentate dall'occhio onniveggente simbolo della massoneria ripetutamente disegnato lungo il dorso del serpente.
Siria. Nel marzo 1985 il presidente Hafez al-Assad chiese agli arabi di mobilitarsi per "evitare la costituzione del Grande Israele". Secondo Patrick Seale, il principale apologeta in Occidente del regime siriano, Assad pensa veramente che questa espansione sia l'obiettivo israeliano a lungo termine. E non è il solo uomo forte siriano; il suo primo ministro 'Adb ar-Ra' uf al-Kasm, agli inizi del 1986 disse ai telespettatori turchi che gli israeliani intendono occupare tutto "dalla sorgente del Nilo [in Etiopia e Uganda] alle sorgenti dell'Eufrate [nell'Anatolia centrale] (…) il Grande Israele include Turchia, Iran e Africa". (Come riportato dalla Damascus Television il 2 marzo 1986.)
Mitologia
Alcuni vanno ancora oltre (ispirati forse dai Protocolli) e alla fine vedono il Grande Israele come "aspirazioni sioniste per la dominazione del mondo".
La rivendicazione di un Grande Israele spesso include una fandonia riguardo a una mappa dal Nilo all'Eufrate che presumibilmente è appesa nella Knesset, il Parlamento israeliano, e corredata del versetto della Genesi. In questa variante, il ministro della Difesa siriano Mustafa Tlas ha detto ad al-Jazira, il 17 gennaio 1982, che l'iscrizione: "La terra di Israele dall'Eufrate al Nilo" è cesellata sul portone di ingresso della Knesset. Gli arabi che hanno visitato il Parlamento e non hanno visto la mappa talvolta dicono che è stata rimossa in previsione della loro visita.
Questa retorica non è priva di effetti. Fate delle domande a un arabo incontrato per strada in merito a tali questioni e diventerà subito chiaro che l'idea del Grande Israele è moneta corrente. Naturalmente vi verrà detto che i sionisti intendono assoggettare l'intero Medio Oriente; l'unico punto controverso è se i sionisti puntano a ciò per se stessi o per conto delle Potenze occidentali. Simili idee, a loro volta, alimentano paure profonde e inducono parecchi mediorientali a pensare che devono cercare di distruggere Israele prima che Israele distrugga loro.
L'idea si è diffusa anche fuori dal Medio Oriente. Ad esempio, nel 1983, il ministro degli Esteri francese, Claude Cheysson, definì la divisione del Libano tra Grande Siria e Grande Israele "il nostro incubo".
L'appello lanciato dal segretario di Stato americano agli israeliani di abbandonare "la visione irrealistica di un Grande Israele" ha avuto due effetti importanti. Ha dato l'autorevole conferma che è un'illusione profondamente radicata e accarezzata; e cosa ben peggiore, stranamente, ha reso complice il governo americano delle allucinazioni politiche di altri.
Un tale passo può avere un significato reale. Quando il segretario di Stato Dean Acheson trascurò d'includere la Corea del Sud nel perimetro di difesa Usa, ne conseguì una guerra che durò tre anni. Se è improbabile che in tal caso venga pagato un simile prezzo, questo passo falso potrebbe però avere delle conseguenze a lungo termine.
I diplomatici americani probabilmente non saranno in grado di riparare interamente al danno causato dal discorso del segretario Baker. Tuttavia, essi dovrebbero prontamente agire in pubblico e in privato per spiegare che cosa si volesse intendere con il riferimento al "Grande Israele".