La questione dello Stato ebraico era già stata coraggiosamente affrontata dal premier israeliano Olmert nel corso dei colloqui di pace di Annapolis. L'11 novembre del 2007, il politico aveva dichiarato: «Non intendo in alcun modo trovare un compromesso sulla questione dello Stato ebraico. Ciò costituirà una condizione per il nostro riconoscimento di uno Stato palestinese.» Va però ricordato che 56 Paesi e l'Anp fanno parte dell'Organizzazione della Conferenza islamica; e la maggior parte di questi membri, inclusa l'Anp considera la shari'a (la legge islamica) come la loro principale, se non unica, fonte di legislazione. L'Arabia Saudita esige perfino che ogni suddito sia musulmano. Inoltre, il nesso religioso-nazionale si estende ben oltre i paesi musulmani. Jeff Jacoby del Boston Globe fa notare che la legislazione argentina «autorizza l'appoggio governativo alla fede cattolico-romana. La Regina Elisabetta II è il governatore supremo della Chiesa Anglicana. Nel regno himalayano del Bhutan, la Costituzione proclama il Buddismo "patrimonio spirituale" della nazione (…) La religione predominante in Grecia, dichiara il paragrafo II della Costituzione ellenica, "è quella della Chiesa Ortodossa Orientale di Cristo"».
E allora, perché il rifiuto camuffato da principio di riconoscere Israele come Stato ebraico? Probabilmente perché l'Anp – e l'Olp prima di questa – vuole ancora eliminare Israele come Stato ebraico. Si noti l'utilizzo del verbo "eliminare", non distruggere. Sì, è vero, l'antisionismo ha prevalentemente assunto fino ad ora una forma militare, dal proclama di Gamal Abdel Nasser di «gettare gli ebrei in mare» a quello di Mahmoud Ahmadinejad che «Israele deve essere cancellato dalle carte geografiche». Ma la potenza delle Israeli Defence Forces – le Forze speciali di combattimento israeliane, il complesso che unisce servizi segreti e militari in servizio – ha spinto l'antisionismo verso un più sottile approccio volto ad accettare uno Stato israeliano, ma smantellando il suo carattere ebraico. Gli antisionisti prendono in considerazione diversi modi per conseguire questo risultato:
Demografia. I palestinesi potrebbero sopraffare demograficamente la popolazione ebraica di Israele, un obiettivo evidenziato dalla loro pretesa di esercitare un "diritto al ritorno" e dalla loro cosiddetta guerra dell'utero.
Politica. I cittadini arabi di Israele ricusano sempre più la natura ebraica del paese ed esigono che esso diventi uno stato binazionale.
Terrorismo. Il centinaio di attacchi sferrati settimanalmente dai palestinesi dal settembre 2000 al settembre 2005 cercarono di provocare il declino economico, l'emigrazione e l'appeasement.
Isolamento. Tutte quelle risoluzioni delle Nazioni Unite, le condanne editoriali e le aggressioni nei campus intendono intaccare e distruggere lo spirito sionista.
Il riconoscimento da parte araba della natura ebraica di Israele deve avere la massima priorità diplomatica. Finché i palestinesi non accetteranno ufficialmente il sionismo, seguitando poi a porre fine a tutte le loro varie strategie per eliminare Israele, i negoziati dovrebbero essere interrotti e non riavviati. Fino ad allora, non c'è nulla di cui discutere.