«Il Papa è in viaggio in Giordania come pellegrino e non come politico. Sta cercando di calmare le acque, non è là per fare dichiarazioni forti». Daniel Pipes, esperto di Islam, direttore del Middle East Forum ed ex consulente della Casa Bianca di George W. Bush, legge così il discorso del Papa ieri ad Amman. Non ne è entusiasta. Al telefono dagli Stati Uniti, l' intellettuale neocon spiega che da Benedetto XVI assai più che da Giovanni Paolo II si era aspettato una dichiarazione chiara sul rapporto con l' Islam frutto di ricerca dottrinale, morale e sociale. «Un' enciclica». Continua ad aspettare. «Non so se a questo punto lo farà o meno».
Dopo il discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, considerato in molti Paesi musulmani come offensivo nei confronti dell' Islam, Pipes scrisse che il Papa aveva offerto «commenti elusivi, brevi affermazioni, ora una citazione delfica, ma non una importante dichiarazione sulla vitale questione Islam». Dopo le scuse del Papa avvertì che «parlare liberamente dell' Islam» è fondamentale per non cedere a chi vuole imporre «le norme della sharia sull' Occidente». Osserva che Benedetto XVI si è fatto da allora più «conciliante». Cosa manca nelle dichiarazioni del Papa ieri ad Amman? «È stato un discorso che non verrà ricordato come una dichiarazione significativa. È come Istanbul nel 2006, molto educato».
Non crede che sia un cambiamento significativo, che ci sia una assai maggiore disponibilità al dialogo rispetto a Ratisbona? «Senza dubbio. E' diventato più conciliante. Sta parlando a un grande pubblico in prevalenza musulmano. Il suo messaggio è: "Grazie per avermi invitato, rispetto l' Islam". Ma non è appunto un' enciclica. Una delle cose più importanti che il Papa possa fare è una dichiarazione sull' Islam. Ha fatto alcune affermazioni a Ratisbona, adesso ha detto solo poche parole, ma non una dichiarazione completa sul rapporto tra la Chiesa cattolica e l' Islam. Non è la dichiarazione del suo Papato, della quale vi sarebbe estremo bisogno».
Perché ritiene che sia così importante? «Vi sono stati molti sviluppi, molte dichiarazioni diverse e contraddittorie fatte da vescovi e arcivescovi sullo status dei cattolici nei paesi musulmani e dei musulmani nei paesi cattolici, vi sono questioni teologiche... Avrebbe un impatto sulla chiesa ma anche sul più ampio rapporto tra Cristianesimo e Islam».
Ma la dichiarazione sull' alleanza tra civiltà non è in sé significativa in questo senso? «L' alleanza di civiltà è un progetto di Zapatero e di Erdogan, sono loro che l' hanno creata. E' un progetto politico, non un' enciclica o una dichiarazione importante».
Ma altri Papi prima di lui non l' hanno fatto. «No, non l' hanno fatto. Ma Giovanni Paolo non era un teorico, come invece è Benedetto XVI. E date le sue posizioni teoriche precedenti, la sua preoccupazione per il futuro del cattolicesimo in Europa e la reciprocità tra Islam e Cristianesimo e le sue prime affermazioni sull' Islam, c' era una certa aspettativa che facesse una dichiarazione e non so se a questo punto la farà mai».
Che messaggio si aspetterebbe dal Papa in un' enciclica sull' Islam, date anche le sue precedenti dichiarazioni? «Non so che cosa dovrebbe dire. Prima di diventare Papa parlò spesso dell' Islam e fu piuttosto critico».