Un'accesa polemica imperversa sempre più negli ambienti della politica estera americana: in che modo dovrebbe reagire questo paese di fronte al fenomeno dell'Islam fondamentalista? Si tratta di una polemica del tutto nuova e la Nazione si trova ad affrontare questioni delicate come il ruolo che deve svolgere la religione nella politica e se il governo dovrebbe perfino elaborare una linea politica riguardo ad un movimento con delle basi religiose. Ma in un altro modo strano e misterioso, si tratta della stessa vecchia polemica, poiché gli americani si dividono aspramente su questa questione proprio come fecero riguardo al Marxismo-Leninismo. In altre parole, la Sinistra e la Destra ancora esistono, ed allo stesso modo continuano a non andare affatto d'accordo sulle stesse questioni.
Proprio come la Sinistra ha mostrato poca attenzione ai richiami dell'ideologia comunista, ma ha sostenuto che la sua attrattiva consistesse nella privazione economica e nei problemi sociali, così essa adesso asserisce la medesima cosa riguardo all'Islam fondamentalista. In entrambi i casi, la Sinistra è a favore di occuparsi della ideologia militante risolvendo le condizioni socio-economiche; in entrambi i casi, essa sollecita una maggiore attenzione alle cause locali. Proprio come i democratici di sinistra americani hanno cercato di simpatizzare con i comunisti e di trovare delle rilevanti divergenze di opinioni tra loro, così adesso essi si avvicinano ai musulmani fondamentalisti, cercando delle possibili aperture. Oggi come allora, i progressisti considerano la politica dell'Occidente come la fondamentale causa del problema: non vennero instaurati dei rapporti ostili con Lenin e Khomeini, ma con una serie di azioni americane aggressive ed avide. Gli Stati Uniti stanno dalla parte sbagliata della storia avendo tentato di sottrarsi a questi movimenti; Washington soddisferebbe meglio gli interessi americani di lunga data eliminando le sue battaglie di retroguardia, accettando l'inevitabile ed instaurando dei rapporti ragionevoli con le nuove Potenze. Se così fosse, sarebbe una piacevole sorpresa: i leader odierni dal respiro di fuoco si trasformeranno in quelli assai più accomodanti di domani, dal momento che le controparti (un tempo l'Unione Sovietica, oggi l'Iran) non temeranno più l'accerchiamento e prenderanno fiato.
La Destra, come sottolinea Peter Rodman, mette in discussione ognuno di questi punti. Essa asserisce che l'origine del radicalismo non va ritrovata tanto nella povertà e nell'oppressione quanto invece in un utopismo male interpretato. Le ambizioni universaliste, e non le ruggini a livello locale, alimentano le ideologie. I conservatori sono poco interessati alle differenze esistenti tra comunisti o fondamentalisti musulmani, tendendo a congedare questi atti come tattici ed insignificanti; ciò che conta è il quadro d'insieme. La politica occidentale non crea questi nemici, li affronta, sebbene in modo riluttante. L'accerchiamento è una fandonia. I conservatori negano che i comunisti o i fondamentalisti abbiano la storia dalla loro parte; piuttosto, i loro regimi sono delle aberrazioni transitorie, che a dire il vero verranno relegati nel museo dell'esperienza umana. La linea dell'appeasement non funziona, divide. Si resti al fianco degli amici e non si lasci mai che la controparte ci consideri dei deboli.
In breve, una volta ancora la Sinistra arguisce a favore della comprensione reciproca e della cooptazione: parla ai nostri avversari, li tira dentro al sistema, tratta con loro. La Destra predilige ancora per istinto il confronto ed il riserbo: regge il confronto con i nostri auto-dichiarati avversari, isola ed indebolisce i nostri nemici, resta al fianco dei nostri amici.
Ognuno di questi punti di vista implica ovviamente una specifica politica estera e con un Democratico alla Casa Bianca, il governo americano adotta una visione progressista sull'Islam fondamentalista. Anthony Lake, consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente, pur avendo di recente dichiarato che sebbene "l'estremismo islamico rappresenti una minaccia agli interessi della nostra nazione", lo ha congedato come un fenomeno non-religioso: "L'estremismo islamico si serve della religione per celare le proprie ambizioni". Egli ha altresì affermato che "i valori tradizionali" dei musulmani fondamentalisti non rendono necessario un conflitto con l'Occidente. Lake ha concluso con questa osservazione degna di nota: "Non c'è assolutamente nulla nel fondamentalismo di nessuna religione che induca ad un comportamento radicale". Cercando di non mostrarsi ostile ai fondamentalisti, l'amminsitrazione Clinton si mostra favorevole a dialogare con loro ed esorta Algeri a fare lo stesso.
Questa è l'interpretazione dell'Islam fondamentalista che domina oggi negli Stati Uniti, poiché essa rappresenta non solo la politica del governo, ma anche il consenso esistente tra gli studiosi americani di Islam. (In verità, gli specialisti accademici progressisti esercitano insolitamente una grande influenza nel formulare la linea politica da adottare nei confronti dell'Islam fondamentalista, come avviene spesso nei settori esterni della diplomazia ambientalista e dell'alta-tecnologia.)
I conservatori o i dissenzienti ritengono che vi sia un grosso baratro tra l'Islam tradizionale e quello fondamentalista. Il primo è un modo di vivere, il secondo un'ideologia radicale. Questa visione rispetta l'Islam tradizionale, ma ritiene che il fondamentalismo sia un nemico che va combattuto.
È priva di senso l'opinione secondo la quale un fondamentalista non desideri altro che vivere tranquillamente la propria vita appoggiandosi "ai valori tradizionali". Questi sono i radicali con cui intendono mettere le loro società a soqquadro. La Destra ritiene che il conflitto con i musulmani fondamentalisti sia pressoché inevitabile, visto il modo in cui essi disprezzano l'Occidente per quello che esso rappresenta e non per ciò che fa. La Destra replica perorando una posizione rigida contro i fondamentalisti e le loro idee. (E non contro i musulmani in generale o la religione islamica.) Ciò implica diverse conseguenze per la politica americana:
- Non cooperare con i fondamentalisti, non incoraggiarli e non dialogare con loro. Piuttosto, opporsi. Naturalmente, a volte si vengono a creare delle circostanze in cui queste regole non vanno osservate (nel corso della Guerra del Golfo si è dovuto cercare l'aiuto degli iraniani contro l'Iraq).
- Utilizzare parecchi mezzi per esercitare delle pressioni su Stati fondamentalisti come il Sudan, l'Iran, l'Afghanistan, allo scopo di ridurre la loro aggressività.
- Appoggiare i singoli musulmani e le istituzioni islamiche che tengono testa al flagello fondamentalista con l'immenso prestigio degli Stati Uniti come pure con i finanziamenti delle sue agenzie di sviluppo e di informazione.
- Essere al fianco di quei governi musulmani che lottano contro i fondamentalisti. Nel caso dell'Algeria, mostrare appoggio ai francesi per far comprendere che noi non desideriamo che i fondamentalisti arrivino al potere.
Dal momento che le vecchie divisioni della Guerra Fredda rivivono in un nuovo contesto, dal momento che progressisti e conservatori offrono argomenti che echeggiano quelli di un tempo, è importante tenere a mente chi ha avuto ragione l'ultima volta, poiché ciò offre una forte indicazione di chi avrà ragione anche stavolta.