Questo intervento è stato presentato nel corso del terzo panel di una giornata di studio intitolata "Euro-Islam: The Dynamics of Effective Integration ("(l') Euro-Islam: Le dinamiche dell'integrazione efficace") tenutosi a Washington, D.C. Sara Silvestri (University of Cambridge) e Kemal Silay (Indiana University) si sono uniti a me in questo panel, moderato da Samuel Wells del Wilson Center.
Questa mattina il dr. Cesari ha detto che i musulmani in Europa non vogliono cambiare la natura dell'Europa. Al contrario, l'illustre professore tedesco di origine siriana, Bassam Tibi, pone una questione più aperta: "O l'Islam si europeizza o l'Europa si islamizza". Tendo a concordare con Tibi, ritenendo che il futuro dell'Europa nei confronti dell'Islam rimane una questione aperta.
In un futuro prossimo, non sappiamo se i musulmani presenti in Europa saranno cambiati dall'Europa o se saranno loro a cambiare l'Europa. Nei miei pochi minuti a disposizione, fornirò delle tesi per ciascun lato dell'argomento in questione, ossia che l'Europa sarà islamizzata e l'Islam sarà europeizzato.
Ci sono alcune argomentazioni convincenti per credere che l'Europa sarà islamizzata. Ne tratterò tre: la fede religiosa, la demografia e un senso di retaggio, dapprima dal punto di vista europeo e poi musulmano.
Rocco Buttiglione, escluso da una carica di Unione Europea perché cattolico credente. |
Questo laicismo aggressivo che serpeggia in Europa è qualcosa che noi americani non conosciamo. Ecco un'illustrazione delle differenze, come rilevato da Hugh Fitzgerald nel 2003:
Le dichiarazioni più memorabili dei presidenti americani hanno quasi sempre incluso famose citazioni della Bibbia. (...) Questa fonte di forza retorica è emersa chiaramente nel febbraio scorso quando lo Space Shuttle Columbia è esploso (disintegrandosi al rientro sulla Terra, N.d.T.). Se non fosse esploso uno shuttle americano, ma francese, e se Jacques Chirac avesse dovuto tenere un discorso del genere, avrebbe potuto benissimo usare il fatto che c'erano sette astronauti ed evocare un'immagine delle Pleiadi, come erano chiamate nell'antichità pagane. Il presidente americano, in una solenne cerimonia nazionale iniziata e terminata con l'ebraico biblico, si è comportato diversamente. Ha tratto ispirazione per il suo testo dal versetto 40:26 del Libro di Isaia, passando da un misto di stupore e soggezione per le schiere celestiali formate dal Creatore alla consolazione per la perdita terrena dell'equipaggio.
È sorprendente notare, tra l'altro, che circa 25 anni fa, queste e altre differenze tra l'Europa e gli Stati Uniti erano alquanto minime rispetto a quello che sono oggi. In altre parole, questa differenza non deriva da un modello storico che risale a secoli fa, ma è un fenomeno prettamente successivo agli anni Sessanta. Per quanto quel decennio abbia profondamente segnato gli Stati Uniti, ha avuto altresì un impatto ben più profondo sull'Europa.
Il crollo demografico suggerisce un secondo motivo per ipotizzare un'islamizzazione dell'Europa. Oggi, nel Vecchio Continente, il tasso di fecondità totale, definito come il numero medio di nascite per donna, è di circa 1,4, considerando che per sostenere la propria popolazione occorrono poco più di due figli per coppia, ovvero 2,1 figli per donna. Il tasso attuale è solo due terzi di quello che dovrebbe essere: un terzo della popolazione necessaria non nasce.
Per evitare una drastica diminuzione della popolazione, con tutti i mali che ciò comporta, e in particolare, l'assenza di lavoratori per finanziare piani pensionistici, l'Europa necessita di un gran numero di immigrati. Quel terzo della popolazione tende ad essere musulmano, in parte perché i musulmani sono vicini – sono soltanto a tredici chilometri dal Marocco alla Spagna, solo a un paio di centinaia di chilometri in Italia dall'Albania o dalla Libia; in parte perché, come si è detto questa mattina, i legami coloniali continuano a legare l'Asia meridionale alla Gran Bretagna o il Maghreb alla Francia; e in parte a causa della violenza, della tirannia e della povertà così prevalenti oggi nel mondo musulmano che provocano grandi ondate di emigrazione.
Una terza ragione per cui l'Europa potrebbe essere islamizzata riguarda quella che viene spesso definita la correttezza politica dell'Europa, ma io credo che sia legata a un fenomeno più profondo, ossia la disaffezione di molti europei verso il loro retaggio, la sensazione che non valga la pena di lottare per la loro cultura storica né di salvarla. È sorprendente notare le differenze in seno all'Europa in tal senso. Forse il Paese meno incline a questa disaffezione è la Francia, dove domina ancora il nazionalismo tradizionale, mentre quello più disaffezionato è il Regno Unito, dove il governo ha di fatto creato il programma "ICONS - A Portrait of England", per connettere i britannici alle loro radici.
Questa diffidenza ha avuto implicazioni dirette per gli immigrati musulmani, come ha spiegato Aatish Taseer in un articolo apparso sulla rivista Prospect, titolato "Un jihadista britannico".
La britannicità è l'aspetto più simbolico dell'identità di numerosi giovani pakistani britannici. Il pensiero della classe politica britannica ha finalmente cominciato a muoversi su questo fronte, ma quando gli attacchi dinamitardi nelle metro si sono intensificati, qualsiasi ipotesi di imporre la britannicità alle minoranze, è stata considerata offensiva. Gli stessi britannici stentavano a credere nella britannicità. Se si denigra la propria cultura si corre il rischio che i nuovi arrivati ne cerchino una altrove. In questo caso, viene cercata così lontano, che per molti pakistani britannici di seconda generazione la cultura araba del deserto ha esercitato più fascino della cultura britannica o subcontinentale. Rimossa per ben tre volte da un permanente senso di identità, l'energica visione del mondo extranazionale dell'Islam radicale è diventata una possibile identità per i pakistani di seconda generazione. I pochi che l'hanno assunta lo hanno fatto con lo zelo del convertito: plus Arabe que les Arabes.
Aatish Taseer ha spiegato la poca attrattiva che riveste la cultura britannica per i musulmani del Regno Unito.
Da parte musulmana, tre argomentazioni parallele indicano il motivo per cui l'Europa sarà islamizzata. Innanzitutto, la fervente fede dei musulmani e il loro senso di superiorità non potrebbero essere più diversi dallo sbiadito Cristianesimo europeo. Abbiamo tutti sentito le oltraggiose affermazioni suprematiste, pertanto, non ho bisogno di ripeterle qui. Se ciò viene combinato con una sensibilità jihadista, molti musulmani sono indotti a vedere l'Europa come un continente maturo per la conversione e il dominio.
Allo stesso modo, l'elevata fertilità dei musulmani integra la scarsità di figli tra i cristiani autoctoni. Come è stato giustamente rilevato questa mattina, anche se il tasso di fecondità musulmana sta diminuendo, rimane parecchie volte superiore a quello della popolazione autoctona europea. Senza dubbio, questo ha qualcosa a che fare con le condizioni premoderne in cui si trovano a vivere molte donne musulmane. È emblematico il fatto che a Bruxelles "Muhammad" è da alcuni anni il nome più frequentemente dato ai bambini, mentre Rotterdam è sulla buona strada per diventare la prima grande città europea con una popolazione a maggioranza musulmana.
In terzo luogo, i musulmani immigrati disprezzano ampiamente la civiltà europea, focalizzando l'attenzione su questioni come la pornografia, il divorzio e l'omosessualità. Ecco un esempio: la madre della famigerata nidiata Khadr, conosciuta per essere stata la prima famiglia terrorista del Canada, nell'aprile 2004, fece ritorno in Canada dall'Afghanistan e dal Pakistan insieme ad uno dei suoi figli. Nonostante la donna avesse cercato asilo nel proprio Paese, solo un mese prima aveva asserito pubblicamente che i campi di addestramento di al-Qaeda erano il posto migliore per i suoi figli. "Vorreste che io allevassi mio figlio in Canada e che col tempo, a 12 o a 13 anni, egli si trasformasse in un drogato o in un omosessuale? Sarebbe la cosa migliore?"
A titolo di nota, è paradossale osservare che nei secoli passati, come Norman Daniel ha ampiamente documentato, erano gli europei cristiani che consideravano i musulmani con le loro molteplici mogli e harem eccessivamente sessualizzati e si sentivano di gran lunga superiori a livello morale.
Per riassumere: questa prima argomentazione sostiene che l'Europa sarà islamizzata perché lo yin dell'Europa e lo yang dei musulmani si integrano perfettamente: bassa ed elevata religiosità, bassa ed elevata fertilità, bassa ed elevata fiducia culturale. L'Europa è una porta aperta che i musulmani stanno varcando. Gli europei si sottometteranno silenziosamente allo status di dhimmi o si convertiranno all'Islam.
Oppure? L'Islam potrebbe ancora essere europeizzato, ossia essere trasformato in un fenomeno europeo. O meglio, per riprendere la metafora che Stephen Schwartz ama usare nel contesto statunitense, secondo cui i musulmani potrebbero essere indotti a sedersi al grande tavolo delle religioni americane, i musulmani siederanno al tavolo delle religioni in Europa, come una delle tante? L'Islam sarà ridotto a un fenomeno gestibile che si adatta all'Europa?
La principale argomentazione a favore dell'aspettativa che l'Islam venga domato è che gli europei un giorno si sveglieranno e lo chiederanno. Diranno: "Basta" e diranno ai musulmani di adattarsi o di andarsene. Si ravvisa già una certa irritazione fra gli europei, non tanto tra le élites quanto tra le popolazioni più ampie, per i cambiamenti che stanno avvenendo nei loro Paesi. Esempi di ciò includono la legislazione anti-hijab in Francia, l'insoddisfazione per le restrizioni imposte ai simboli cristiani, l'insistenza nel servire vino ai pranzi e alle cene ufficiali e così via dicendo. In risposta, ad esempio, lo scorso inverno si è sviluppato un movimento che si è prefissato di distribuire zuppa di maiale nelle mense per i poveri in diverse città francesi, escludendo così intenzionalmente i musulmani, a causa degli ingredienti della zuppa.
I prodromi di questa esigenza sono già evidenti in varie reazioni nazionaliste. In Italia, la Lega Nord ha fatto parte della coalizione di governo. In Danimarca, il Partito conservatore, caduto in disgrazia per 72 anni, è salito al potere nel 2001 principalmente in virtù dei sentimenti di rabbia nutriti dai cittadini a causa del fenomeno dell'immigrazione. Jörg Haider e il Freiheits Partei Österreich sono rimasti in carica per breve tempo. Nel 2002, in Francia, la corsa all'Eliseo si è ridotta a una competizione tra Jacques Chirac e il neofascista Jean Marie Le Pen. E in altri Paesi stanno nascendo partiti contrari all'immigrazione.
Certo, per quanto esiguo possa essere il loro operato, questi partiti, in alcuni casi con origini neofasciste, hanno un enorme potenziale. Questi partiti probabilmente si rafforzeranno poiché i loro messaggi anti-islamisti e talvolta anti-islamici echeggeranno. Inoltre, i partiti incentrati sull'immigrazione e sull'Islam stanno diventando più rispettabili nel tempo, abbandonando le loro origini antisemite e le loro dubbie teorie economiche, concentrandosi invece sulle questioni di fede, demografia e identità. Stanno imparando a conoscere l'Islam e i musulmani. Il British National Party offre un esempio di una simile mossa fondata sull'obiettivo di accrescere la propria rispettabilità, a cui un giorno potrebbe far seguito l'eleggibilità parlamentare. Detto questo, non si possono ignorare le sfumature fasciste e violente di alcuni gruppi e la possibilità che il contraccolpo anti-musulmano possa assumere forme minacciose. Potenti forze spingono in ogni direzione: l'Islam prende il sopravvento oppure l'Islam viene addomesticato. Non ho idea di come andranno le cose. Altri analisti, come Bat Ye'or e Oriana Fallaci, vedono l'Islam prendere il sopravvento, ma la mia sfera di cristallo è offuscata.
Preconizzare con esattezza questo corso sarà più difficile, non essendoci precedenti storici. Da storico, non conosco alcuna analogia precedente, per cui nessun territorio di vaste dimensioni è mai passato pacificamente da una civiltà a un'altra per via del crollo demografico, religioso e identitario di una popolazione e a causa dell'immigrazione e dell'assertività. Non è mai accaduto nulla di paragonabile, quindi non abbiamo linee guida. Marciamo in una terra sconosciuta.
Comunque sia risolta la questione del percorso dell'Islam in Europa, possiamo tutti concordare sul fatto che ha una grande importanza e non soltanto per l'Europa. Il Vecchio Continente è stata la forza motrice della storia mondiale per mezzo millennio, dal 1450 al 1950, e sebbene abbia certamente perso quella posizione durante l'ultimo mezzo secolo, rimane un continente vitale in termini economici, politici e intellettuali. La direzione in cui va ha enormi implicazioni per tutti gli altri, e soprattutto per gli americani.
Affrontando un argomento diverso, questa mattina si è anche parlato del ruolo della povertà, della disoccupazione e della criminalità, con particolare attenzione a queste piaghe sociali che affliggono i quartieri-ghetto, piaghe ampiamente diffuse tra i musulmani in Europa, ma non negli Stati Uniti. La popolazione musulmana americana gode davvero di uno standard socioeconomico e di un background educativo molto più elevati; insomma, negli Stati Uniti non ci sono ghetti islamici né banlieue musulmane. Pertanto, gli europei tendono a guardare agli Stati Uniti come modello.
Concordo sul fatto che, dal punto di vista socioeconomico, la popolazione musulmana degli Stati Uniti sta molto meglio ed è meglio integrata di quella europea, ma contesto l'idea che questo sia un modo per contrastare la mentalità jihadista. Nessuna prova indica che la disaffezione, la disoccupazione o altri problemi portino al jihadismo e ad altre forme di violenza. Anzi, direi che la sociologia è pressoché irrilevante. Il jihadismo è un insieme di idee, un'ideologia, che può attrarre chiunque: povero o ricco, maschio o femmina, vecchio o giovane, europeo o americano.
Ecco alcuni esempi di convertiti americani all'Islam, nessuno dei quali si trovava in circostanze particolarmente stressanti, ma che sono stati arrestati o sono ora in prigione o sono fuggiti dal Paese a causa di azioni terroristiche o di tentati atti terroristici: Ryan Anderson, un bianco convertito dello Stato di Washington; David Belfield, un convertito nero che ha assassinato un esule iraniano nei dintorni di Washington, D.C.; Rodney Hampton-El, un convertito nero che ha partecipato all'attentato al World Trade Center del 1993; Mark Fidel Kools, un nero convertito che ha ucciso con una bomba a mano i suoi ufficiali in Kuwait; John Walker Lindh, il bianco talebano americano della contea di Marin; John Muhammad, il principale cecchino del mondo politico statunitense; e Randall Royer, il jihadista del paintball. Tutti questi sono individui che, da quanto ne sappiamo, non erano particolarmente stressati e non sono cresciuti in un ambiente antidemocratico.
Ci sono molti, ma molti altri esempi di musulmani nati in America che non erano in particolari condizioni di stress. Un caso recente che sottolinea questo punto è quello di Mohammed Taheri-azar, un laureato benvoluto e di successo dell'Università del North Carolina che tre mesi fa alla guida di un fuoristrada si è lanciato contro una folla di pedoni all'università, sperando di ucciderne il maggior numero possibile. Per fortuna, non ha ucciso nessuno, ma aveva pianificato quell'operazione per due anni e le sue dichiarazioni alla stampa erano puro jihad. La cosa preoccupante è che non c'era stato alcun segnale che avrebbe fatto quello che ha fatto.
Piuttosto che guardare ai problemi socioeconomici, vi esorto a esaminare ciò che attrae le persone verso l'Islam radicale. Purtroppo, quell'attrazione non può essere affrontata attraverso i miglioramenti socioeconomici.