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Consapevole di quanto sia poco studiato l'argomento trattato nel libro, Katsikas offre in questo volume i risultati di oltre vent'anni di lavoro. Il suo obiettivo consiste nell'esaminare "le interazioni fra la Grecia moderna e le sue popolazioni musulmane dalla guerra d'Indipendenza greca del 1821 all'entrata della Grecia nella Seconda guerra mondiale, nell'ottobre del 1940" o in ciò che il docente dell'Università di Chicago definisce "il periodo post-ottomano" della storia greca.
Katsikas inizia rilevando i "massacri, le atrocità e le espulsioni dei musulmani" nella guerra d'Indipendenza. A causa di quella lotta brutale e contrariamente ad altri movimenti di liberazione, "la religione cristiana era ampiamente considerata come il criterio più significativo della nazionalità greca e pertanto la stragrande maggioranza degli elleni le dava spesso più ampio risalto rispetto alla lingua greca". I musulmani locali erano associati all'Impero ottomano ed erano fondamentalmente visti come nemici, sebbene il modo in cui venivano trattati dipendesse maggiormente dalle azioni dei musulmani, indipendentemente dal fatto che fossero pro o contro il nuovo Stato greco.
Così, in parte per rabbonire gli adorati filelleni dell'Europa occidentale, lo Stato greco adottò norme piuttosto liberali nei confronti della sua minuscola minoranza musulmana. Ma queste erano più teoriche che pratiche e una popolazione di 2.500 abitanti si ridusse quasi a zero. Nel 1832, la città di Calcide contava 1.500 musulmani, meno di 100 nel 1877, e 4 nel 1920. Solo con l'espansione dello Stato greco, a partire dalla Tessaglia nel 1881 e terminando con la Tracia occidentale nel 1920, molti più musulmani caddero sotto il governo greco. Ciò si concluse con il grande scambio di popolazione del periodo successivo alla Prima guerra mondiale, quando circa 500 mila musulmani partirono per stabilirsi nel morente Impero ottomano.
Quell'Impero aveva sviluppato il sistema del millet in cui le minoranze religiose non musulmane gestivano i loro affari comunitari, in particolare le scuole, le imposte e le leggi. Paradossalmente, i greci che avevano dovuto subire questo sistema successivamente continuarono ad applicarne una versione nei confronti della propria minoranza musulmana, il che significa che la Shari'a era applicata in Grecia. Duecento anni dopo, quell'ordine rimane in vigore, nonostante la sua totale divergenza e la frequente contraddizione con la legislazione greca e con quella dell'Unione Europea. Nessun cambiamento, tuttavia, sembra probabile senza l'accordo della Turchia, una prospettiva lontana in un'era di prolungate tensioni fra i due governi.