Intervistato da Ralf Ostner.
Global Review: L'Unione Europea afferma che i negoziati con l'Iran hanno portato all'elaborazione di un documento accettabile per Washington e per Teheran riguardante le attività nucleari iraniane. Verrà firmato un nuovo, Joint Comprehensive Plan of Action [Piano d'azione globale congiunto] (JCPOA)?
Daniel Pipes: È pressoché impossibile valutarlo dall'esterno. Da un lato, Joe Biden vuole disperatamente un accordo; dall'altra parte, la Guida Suprema iraniana Khamene'i nutre seri dubbi al riguardo. Il primo continuerà a fare concessioni che finiranno per convincere il secondo ad andare avanti? Oppure Biden ha una linea rossa oltre la quale non andrà? Se insiste per avere una risposta, sono propenso a dire che Biden non ha una linea rossa e verrà firmato un accordo.
Khamene'i (83 anni) e Biden (79 anni): sorridono all'idea di un accordo? |
GR: Se gli sforzi della Repubblica islamica dell'Iran per costruire una bomba nucleare raggiungono il punto di non ritorno, come dovrebbero reagire il governo statunitense e quello israeliano?
DP: Spero che gli israeliani, che hanno straordinarie fonti di informazione sul programma nucleare iraniano, non lascino che le cose arrivino a quel punto. Non sono pronto a fare piani per le armi nucleari iraniane.
GR: Il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell'Iran (IRGC) ora minaccia apertamente la città di New York. Questo implica che i mullah abbiano obiettivi globali?
DP: Sì, ma non è una novità. Dalle sue origini, nella mente dell'Ayatollah Khomeini, la Rivoluzione islamica aspirava ad essere un movimento globale. Minacciare una città lontana con la distruzione nucleare, tuttavia, è una novità allarmante e pericolosa.
GR: L'assassinio nel 2020 di Qassem Soleimani, capo della Forza Quds, ha influenzare le capacità o le ambizioni iraniane?
DP: Alla sua morte, numerosi analisti avevano previsto che la sua scomparsa avrebbe gravemente danneggiato le iniziative estere iraniane. Io non ero d'accordo, dal momento che lo consideravo un mero burocrate competente all'interno di un grande sistema. I due anni e mezzo che sono trascorsi dalla sua morte dimostrano che avevo ragione perché l'aggressività iraniana continua immutata.
Qassem Soleimani commemorato. |
GR: Quali sono gli obiettivi strategici della Russia e della Cina nei confronti dell'Iran?
DP: Entrambe vedono l'Iran come un utile alleato contro l'Occidente, ma Pechino più di Mosca. Xi ha bisogno delle sue risorse energetiche e vuole che il Paese funga da importante punto di ingresso per il Partito Comunista cinese in Medio Oriente. Putin considera l'Iran un rivale nel settore energetico e in Siria.
GR: La Russia o la Cina potrebbero allungare il loro ombrello nucleare per proteggere l'Iran da Israele?
DP: A mio avviso, è inimmaginabile perché nessuno dei due regimi desidera legarsi strettamente ai mullah di Teheran.
GR: Le forze pro e anti-iraniane in Iraq, guidate rispettivamente da Nouri al-Maliki e da Muqtada al-Sadr, sono impegnate in una feroce lotta per il potere. Cosa significa questo e dove sta portando?
DP: Uno specialista dell'opinione pubblica irachena, Munqith Dagher, sostiene che il conflitto è al contempo personale e ideologico. Maliki rappresenta "una dottrina islamista sciita orientata a livello globale" e Sadr promuove "una dottrina islamista politica sciita irachena incentrata sulla nazione". Il primo fa eco alla linea khomeinista iraniana che mira a una rivoluzione mondiale. Il secondo "si concentra sulla diffusione dei principi islamici in seno allo Stato e sull'idea di operare nel processo politico nazionale senza l'obiettivo finale di creare uno Stato islamico più grande". L'approccio nazionale sembra essere più diffuso di quello transnazionale. Questa è una notizia relativamente buona.
Faccia a faccia tra Muqtada al-Sadr (a sinistra) e Nouri al-Maliki (a destra). |
GR: Quanto è stata importante la mediazione egiziana per porre fine al recente scontro tra Israele e la Jihad Islamica Palestinese (JIP)? Quanto è stato importante tenere Hamas fuori da quel conflitto?
DP: Il governo egiziano ha svolto un ruolo positivo in questo scontro tra Gaza e Israele, come ha fatto nei precedenti. Oltre al prestigio di fungere da pacificatore, l'Egitto beneficia del raffreddamento della guerra islamista contro Israele, qualcosa di dannoso per i suoi stessi interessi perché irrita gli islamisti egiziani. Dubito però che Il Cairo abbia avuto un ruolo importante nel tenere Hamas fuori dai combattimenti. È Hamas che lo ha deciso per ragioni sue.
GR: La JIP può superare i suoi attuali limiti come gruppo jihadista finanziato dall'Iran per diventare un movimento di massa e sfidare Hamas per il controllo di Gaza?
DP: Dubito che i leader della JIP o i loro sostenitori iraniani aspirino a un tale ruolo. Entrambi sembrano accontentarsi di lasciare gli oneri della governance ad Hamas e di concentrarsi esclusivamente sul jihad contro Israele.
GR: Mahmoud Abbas, il leader dell'Autorità Palestinese, sta invecchiando ed è inefficiente. Potrebbe essere rovesciato da Hamas o dai suoi rivali in seno all'OLP?
DP: Sì, questa mi sembra una possibilità reale, soprattutto se l'apparato di sicurezza israeliano lo abbandona. Perché, nonostante il sostegno di Abbas all'uccisione degli ebrei, l'establishment di sicurezza lo ritiene gradito e sostiene la sua continuità governativa.
GR: Hadi Matar, il mancato assassino di Salman Rushdie, è un lupo solitario o un agente iraniano?
DP: Finora, le prove lasciano pensare che si sia ispirato all'ideologia iraniana e abbia avuto contatti con le sue istituzioni, ma che abbia pianificato da solo l'operazione Chautauqua. Ulteriori informazioni, tuttavia, potrebbero modificare questo quadro.
Hadi Matar: lupo solitario o agente iraniano? |
GR: L'attacco a Rushdie ha incoraggiato altri tentativi di omicidio di questo tipo?
DP: Dal 1980 a oggi, sono stati commessi in Occidente 22 omicidi per mano di islamisti. Si tratta di una forma di violenza rara con una serie di potenziali bersagli, dei quali il più importante è probabilmente Geert Wilders. Pertanto, l'aggressione a Rushdie non avrà probabilmente conseguenze operative dirette. Ma ancora più importanti saranno le conseguenze politiche, ad esempio, che influiranno sugli atteggiamenti nei confronti dell'imminente accordo con l'Iran sul nucleare.