Le meschine teorie del complotto – la preoccupazione che qualcuno nella tua tribù o nel tuo ufficio si stia mettendo contro di te – non hanno un'origine conosciuta. Ma le teorie del complotto mondiale, l'idea che qualche gruppo stia pianificando di prendere il controllo del mondo, risalgono alle Crociate ed esistono da quasi mille anni. Sorprendentemente, i presunti cospiratori sono principalmente due: gli ebrei e i membri di società segrete. Altri potenziali cospiratori mondiali hanno un ruolo decisamente minore.
1. Gli ebrei e le società segrete
Gli ebrei. Sebbene gli argomenti e i tropi antiebraici abbiano assunto numerose forme tra il III secolo a. C. e il presente, come il disprezzo intellettuale da parte di sofisticati atei dagli ellenisti in poi, il risentimento tra ferventi cristiani o musulmani, la gelosia tra i contadini, lo snobismo sociale tra gli aristocratici, la rabbia politica tra gli sconfitti leader arabi, le emozioni di fondo rimangono abbastanza costanti. Gli argomenti avanzati contro gli ebrei sono variati a seconda delle accuse. I primi pagani li denigravano per il loro distacco; i cristiani li accusavano di deicidio; i pensatori illuministi (e i tedeschi nostalgici di un passato pagano) li incolpavano del Cristianesimo; i populisti li ritenevano responsabili della modernità; i razzisti ne facevano la fonte di ogni male; e i musulmani fondamentalisti li consideravano la punta di lancia dei valori occidentali.
L'antisemitismo complottista è probabilmente la forma più virulenta di odio contro gli ebrei, poiché trasforma gli ebrei nel principale nemico di tutti. Come potrebbe essere altrimenti quando, nelle parole di un antisemita, "l'Ebraismo nel suo insieme ha una politica permanente che mira a fare di ogni ebreo un membro della classe dirigente 'eletta', superiore e dominante in ogni Paese e nel mondo intero" [1]. Mentre le origini dell'antisemitismo complottista risalgono alle Crociate e la sua eredità si fa sentire ancora oggi, la paura è proliferata in particolar modo per circa otto decenni fino all'anno 1953 (quando il "Complotto dei medici", l'accusa che i medici ebrei complottarono contro i leader sovietici, quasi devastò gli ebrei sovietici).
L'antisionismo non dovrebbe avere nulla in comune con l'antisemitismo: il primo non ha contenuti religiosi o razzisti, ma condanna i nazionalisti ebrei in Medio Oriente per cattiva condotta. In effetti, non pochi ebrei denunciano il comportamento israeliano e sono antisionisti; al contrario, alcuni antisemiti sono a favore di uno Stato ebraico come mezzo per ridurre la popolazione ebraica in mezzo a loro. Wilhelm Marr, l'attivista che coniò il termine antisemitismo, era proprio un antisemita filosionista: "L'idea ebraica di colonizzare la Palestina potrebbe essere benefica per entrambe le parti [vale a dire gli ebrei e i tedeschi]" [2]. Garantiva persino che il movimento antisemita sarebbe arrivato in Palestina a beneficio degli ebrei. Di solito, però, gli antisemiti temono l'esistenza di uno Stato ebraico che vedono come l'unione particolarmente preoccupante delle persone più capaci e pericolose del mondo. Come affermava uno scrittore sovietico, "sionismo ed Ebraismo hanno l'obiettivo comune della supremazia mondiale" [3]. In larga misura, l'antisionismo è funzionalmente identico all'antisemitismo.
Le società segrete. Il termine società segreta sorse nel XVIII secolo, quando "segreta" significava non statale o privata (piuttosto che clandestina o segreta) [4]. Nell'uso corrente, si riferisce a un'organizzazione che fa della sua riservatezza la base stessa della sua esistenza, come le confraternite nelle università e tra uomini adulti. Una società segreta può variare da un circolo ricreativo dove ci si scambia una stretta di mano a un gruppo rivoluzionario finalizzato a rovesciare l'ordine stabilito. Quasi tutte le società segrete hanno rituali che sottolineano la necessità della discrezione. Nel tipico percorso iniziatico, l'adepto giura di mantenere riservati i segreti del gruppo, minacciando terribili conseguenze. I membri di queste società tendono ad essere prevalentemente maschi (tranne che nei gruppi politici radicali); parlano spesso di un'intensa comunione con gli altri membri, di una rinascita spirituale e di una profonda esperienza di tipo religioso.
La teoria del complotto contro le società segrete è un equivalente non ebraico dell'antisemitismo. Prendere di mira i membri di gruppi cospiratori in quanto nemici determinati a ottenere l'egemonia mondiale attraverso la distruzione dell'ordine esistente consente di concentrarsi su un solo gruppo (i gesuiti, i governi anglo-americani) o sul loro collegamento a un "complotto infinito" che risale agli albori della storia. Gli occultisti, ad esempio, fanno risalire la società segreta originaria all'antico Egitto. In quello che potrebbe essere la prima rilevazione di queste società, Charles Louis Cadet de Gassicourt (1769-1821), un farmacista francese che nutriva opinioni radicali, nel momento culminante della Rivoluzione francese collegò gli Assassini, un gruppo musulmano risalente all'epoca dei Crociati, con i Templari, con i gesuiti, con i massoni e con gli Illuminati, terminando la lista con i giacobini [5]. Tra i più menzionati risultano spesso i Cavalieri di Malta, le streghe, il Priorato di Sion, i rosacrociani, i filosofi, i carbonari, i governi americano e britannico, i mercanti d'armi, i banchieri internazionali, il Council on Foreign Relations (il Consiglio per le Relazioni Estere) e la Commissione Trilaterale. "Una teoria del complotto si sovrappone a un'altra, formando una gigantesca ragnatela che racchiude secoli e continenti" [6]. Si crede che ogni gruppo trasmetta le sue opinioni e i suoi segreti all'organizzazione successiva.
In epoca moderna, il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno raccolto il testimone della società segreta e sono temuti come i maggiori agenti di questa tradizione.
Chi è incluso
Perché i cospiratori sono quasi sempre ebrei, Israele, massoni, britannici e americani? Forse perché condividono due caratteristiche eccezionali: la modernità e l'idealismo.
La modernità. All'inizio del XIX secolo, l'ebreo – urbano, raffinato e liberale – arrivò a simboleggiare la modernità stessa. Ad esempio, in una lettera del luglio 1818, un militare tedesco attribuiva la rivoluzione industriale a "malizia ebraica" [7]. Alla fine del secolo, i reazionari considerarono la diffusione delle idee liberali che sono la democrazia, lo Stato di diritto, la libertà di espressione e persino l'educazione universale come "l'ebraizzazione" dell'Europa. La rapacità del capitalismo ("il denaro è il vero padrone di tutto") fu attribuita direttamente agli ebrei. I nomi famosi dell'antisemitismo si sono soffermati su questo argomento. Luminari come il compositore Richard Wagner e lo storico Heinrich von Treitschke associarono l'Ebraismo alla modernità.
Un pensiero simile esisteva al di fuori della Germania. In Gran Bretagna, l'illustre romanziere G.K. Chesterton soprannominò gli ebrei come agenti di una "deplorevole modernità" [8]. Negli Stati Uniti, Ernest Elmhurst (vero nome: Hermann Fleischkopf) dichiarò che "la democrazia è ebraica. La democrazia non è altro che il sistema politico dei banchieri ebrei internazionalisti. Baruch, Brandeis, Rabbi Wise, Lehman, Frankfurter: tutti ebrei e tutti per la democrazia. Ciò dimostra che la democrazia è ebraica" [9]. Mentre gli ebrei continuano a ricoprire questo ruolo, è Israele che ora si prende più spesso la colpa. L'unica democrazia matura del Medio Oriente dispone di un reddito pro capite di livello europeo.
Come gli ebrei, i massoni tendono ad essere tra i membri di maggior successo della società. Per chi detesta la modernità, i massoni fungono da suo plausibile motore. Negli Stati Uniti, gli anti-massoni hanno rilevato che "la massoneria incarnava correnti che stavano cambiando il loro Paese al punto da renderlo irriconoscibile. (...) In quanto istituzione al servizio di una società industriale emergente, la massoneria evocava comprensibilmente sospetti tra coloro che non si erano ancora riconciliati con il nuovo sistema" [10]. Su scala molto più vasta, il Regno Unito e gli Stati Uniti ricoprono lo stesso ruolo. A suo tempo, ciascuno è stato il Paese più potente del mondo e il simbolo della ricchezza capitalista. Al di là del simbolismo, questi Stati hanno avuto un impatto altamente dirompente sulle società di tutto il mondo.
Più di ogni altro, ebrei, massoni e anglosassoni simboleggiano le conquiste e le speranze della vita moderna. Di conseguenza, le loro azioni esercitano uno strano fascino per coloro che sono afflitti da ideologie politiche, sconvolgimenti economici e cambiamenti culturali. Al contrario, come potrebbero i musulmani, gli indiani e gli africani essere considerati dei cospiratori plausibili? Questi non sono la locomotiva della vita moderna, ma il fanalino di coda.
L'idealismo. Paradossalmente, i nobili ideali sembrano trasformare un popolo o uno Stato in un obiettivo speciale del complottismo. Il profondo impatto degli ebrei sulla storia mondiale non è stato opera degli eserciti, ma di una serie di precetti morali che, attraverso le religioni figlie dell'Ebraismo, come il Cristianesimo e l'Islam, hanno ottenuto la devozione di quasi metà della popolazione mondiale. Ossessionati da questo fenomeno, i perniciosi teorici della cospirazione si ostinano a interpretare un'influenza così ampia come una corsa al potere.
Coerentemente con questa prospettiva, ritengono che uno Stato basato sulle idee, e non sui legami, possa essere solo l'autore di una cospirazione. Più uno Stato è all'altezza di un ideale, più cattura l'attenzione dei teorici della cospirazione. Pertanto, gli Stati Uniti, la Francia rivoluzionaria e Israele sono cospiratori più plausibili dell'Unione Sovietica, della Germania nazista, del Pakistan o della Repubblica islamica dell'Iran. Questi ultimi sono così poco associati alla moralità che i loro fallimenti suscitano scarso interesse. Il Regno Unito non rientra esattamente nella categoria degli Stati basati sulle idee, ma la sua lunga evoluzione verso la democrazia costituzionale lo rende una sorta di membro onorario di questo piccolo club.
2. Chi viene ignorato
La particolare attenzione nei confronti degli ebrei, delle società segrete e degli anglosassoni significa che il 94 per cento dell'umanità viene ignorato. Tra quelli che sono stati esclusi, occorre notare tre delle grandi potenze europee che hanno cercato di dominare l'Europa tra il 1618 e il 1991, l'estremismo di Destra e di Sinistra, le religioni universaliste e l'intero mondo non occidentale.
Le grandi potenze europee. Per due secoli e mezzo, dalla guerra dei Trent'anni (1618-1648) fino alla guerra franco-prussiana del 1870, leader francesi come il cardinale Richelieu, Luigi XIV, Napoleone e Napoleone III tentarono ripetutamente di fare della Francia una potenza egemonica in Europa. In tal modo, provocarono quelle che si potrebbero chiamare le prime due guerre mondiali: la guerra di Successione spagnola (1702-1713) e le guerre napoleoniche (1792-1815). La successiva storia francese ha una certa somiglianza con quella della Gran Bretagna. Nel XIX secolo, i due Stati costruirono i più grandi imperi del mondo, entrambi furono colpiti dalle guerre mondiali e dal 1945 si sono decolonizzati, hanno costruito arsenali nucleari e godono del prestigio che deriva dall'essere membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La Francia ha tuttavia maggiore ricchezza e potenza militare rispetto alla Gran Bretagna, ed esercita una politica estera molto più indipendente. Eppure, la Francia ha un profilo basso o addirittura inesistente tra i teorici della cospirazione.
Da Bismarck a Hitler, dal 1870 al 1945, i tedeschi sfidarono strenuamente e sempre più l'ordine mondiale, facendo precipitare così la Prima e la Seconda guerra mondiale. Eppure quasi nessuna teoria del complotto parla delle aspirazioni degli Hohenzollern di trovare un "posto al sole", né dei tentativi delle aziende della regione della Ruhr di guadagnare quote di mercato, né dell'imperialismo culturale nell'Europa centrale, tanto meno delle ambizioni naziste a conquistare il mondo. La rara teoria del complotto anti-teutonico vede i tedeschi lavorare in collaborazione con ebrei o anglo-americani.
Per quanto concerne la Russia sembra che il suo status geografico di Paese più grande del mondo sia accettato come un dato di fatto e non come il risultato di molti secoli di espansione territoriale. Oppure, se messa in dubbio, questa dimensione viene spiegata in termini difensivi, come se le invasioni dei Mongoli, di Napoleone e di Hitler spiegassero la necessità di una fascia protettiva di Stati satelliti che dipendono militarmente da un altro Stato. (Se così fosse, il Belgio supererebbe le dimensioni della Russia.) Nell'era post-sovietica, le invasioni russe della Georgia e dell'Ucraina suscitano poche preoccupazioni a livello internazionale e non danno adito a nessuna teoria del complotto.
Leninismo e nazismo. Il movimento comunista e quello nazista costituivano le due più grandi cospirazioni mondiali conosciute dall'umanità. Lenin considerava la "nostra rivoluzione" non come qualcosa di limitato semplicemente alla Russia, ma come "un preludio alla rivoluzione socialista mondiale, una tappa verso di essa" [11]. Per lui gli eventi del 1917 non costituirono la "rivoluzione russa", ma una rivoluzione mondiale. La sua è stata davvero una cospirazione mondiale. Proprio come quella di Stalin. La macchina della propaganda sovietica esprimeva chiaramente il suo sogno di una "Unione paneuropea delle Repubbliche Socialiste Sovietiche", alla quale succedette quella che un poeta definì "un'unica nazione sovietica". Successivamente l'Unione Sovietica ha agito in base a questi sogni, intromettendosi in Paesi lontani come Cuba, Angola e il Vietnam.
Hitler aveva anche in mente il dominio del mondo, come affermò ripetutamente. Ad esempio, dichiarando guerra agli Stati Uniti, egli parlava di una "lotta storica" che sarebbe stata "decisiva non solo per la storia della Germania, ma per l'intera Europa e anzi per il mondo" [12].
I teorici della cospirazione notano a malapena questi elementi. Persino Stalin non riuscì a vedere la cospirazione nazista dinanzi a lui. Mentre milioni di truppe tedesche si radunavano al suo confine, lui trovò il modo di spiegare questa minaccia molto reale. Al contrario, gli esperti minimizzarono queste ambizioni globali. Negli anni Trenta, quando parlò degli "stivali", Winston Churchill incontrò molto disprezzo, lo stesso che Ronald Reagan incontrò negli anni Ottanta quando per la prima e unica volta fece riferimento "all'impero del male".
Ancora più bizzarro era il modo in cui ogni movimento totalitario insisteva sul fatto che gli ebrei stessero dietro l'altro. I nazisti inventarono il "bolscevismo ebraico", accusando l'Unione Sovietica di essere uno strumento dell'Ebraismo internazionale. In seguito, il Cremlino (dopo la guerra arabo-israeliana del 1967) rispose sollevando l'odioso spettro del "nazismo ebraico".
Le religioni universaliste. Le religioni universaliste, e soprattutto quelle militanti, dovrebbero logicamente essere più sospette di una religione esclusivista come l'Ebraismo. Buddisti e indù, che ammontano a centinaia di milioni, potrebbero essere cospiratori più credibili degli ebrei, che sono molto meno numerosi. Non è però così, perché (a differenza degli ebrei) non hanno vissuto gomito a gomito con gli europei né hanno simboleggiato l'avanguardia della modernità.
Va osservato, date le guerre di religione dei secoli precedenti, come i protestanti prestino poca attenzione al Cattolicesimo, alla natura centralizzata della Chiesa e alle centinaia di milioni di cattolici. A dire il vero, una sorta di anticattolicesimo fanatico rimane vivo in circoli ristretti, ma non suscita l'entusiasmo delle masse. Quanto ai cattolici, i timori che potrebbero avere per un complotto protestante sono ancora meno evidenti.
Per quanto riguarda l'Islam, è un po' più in alto nella lista dei cospiratori, il che non sorprende data la lunga storia di ostilità tra cristiani e musulmani, la reputazione dell'Islam di aggressività e l'estrema volatilità della politica mediorientale. Nel caso in esame, tuttavia, gli occidentali temono una cospirazione musulmana meno di altre due forme di ostilità: il jihad (la guerra sacra) e la demografia. Il jihad implica una bellicosità totale, non una cospirazione. È con questo spirito che due autori britannici scrivono che "l'Islam si è rimesso in moto. Potrebbe rivelarsi minaccioso per l'Occidente, e forse economicamente dirompente, come non lo è mai stato l'imperturbabile impero sovietico" [13]. Anche la preoccupazione demografica non è cospirativa. I musulmani sono quasi un miliardo e registrano un enorme tasso di crescita demografica. Milioni di loro sono immigrati in Europa occidentale e nel Nord America, dove il loro numero è in forte aumento, a differenza del numero esiguo e in diminuzione degli ebrei. Tuttavia, è improbabile che i musulmani vengano visti come mega-cospiratori, chi mai potrebbe incolparli della Rivoluzione francese e tanto meno del capitalismo moderno?
Il mondo non occidentale. Con rare eccezioni, si ritiene che il resto del mondo non abbia i mezzi né l'intenzione di organizzare un assalto all'Europa e al Nord America. Il Giappone e la Cina hanno suscitato la paura del "pericolo giallo" avviato dall'imperatore Guglielmo nel 1895. Ma quella paura era rivolta a orde di immigrati, non a un complotto di infiltrati. L'idea di una entità gerarchica giapponese che mina la base industriale dell'Occidente ha i tratti di una cospirazione, ma è priva di agenti e di creduloni occidentali, e mentre la recessione del Giappone continua, questo spauracchio sembra aver perso forza. Inoltre, intere popolazioni non sono neppure prese in considerazione, tra cui gli indiani, gli africani e i latinoamericani.
Quando un partito non occidentale entra in azione, lo fa con la partecipazione di ebrei o di una società segreta. I nazisti consideravano le centinaia di milioni di cinesi come meri accessori dei tentativi ebraici di rafforzare l'Armata Rossa. Un autore giapponese spiega come Taiwan e il Sud Africa diventano cospiratori unendosi agli sforzi di Israele finalizzati a ottenere l'egemonia mondiale attraverso il dominio economico, la vendita di armi e le armi atomiche.
In linea generale, quindi, il 94 per cento degli esclusi può diventare un serio cospiratore soltanto unendosi a uno del 6 per cento, e preferibilmente agli ebrei.
[2] W. Marr, Vom jüdischen Kriesschauplatz: Eine Streitschrift (Bern: Rudolph Costenoble, 1879), p. 39. [3] V. Skurlatov, Sionism i Aparteid (Kiev: Politizdat Ukrainy, 1975), p. 42. Citato in Yaacov Tisgelman, "'The Universal Jewish Conspiracy' in Soviet Anti-Semitic Propaganda", in Theodore Freedman, ed., Anti-Semitism in the Soviet Union: Its Roots and Consequences (New York: Anti-Defamation League of B'nai B'rith, 1984), p. 416. [4] Johannes Rogalla von Bieberstein, Die These von der Verschwörung, 1776-1945: Philosophen, Freimaurer, Juden, Liberale und Sozialisten als Verschwörer gegen die Sozialordnung (Bern: Herbert Lang, 1976), p. 51. [5] Charles Louis Cadet de Gassicourt, Le Tombeau de Jacques Molay, ou, Le secret des conspirateurs, à ceux qui veulent tout savoir (Paris: Chez les marchands de nouveautés, l'An 4 [1792]). [6] George Johnson, Architects of Fear: Conspiracy Theories and Paranoia in American Politics (Los Angeles: Jeremy P. Tarcher, 1983), p. 24. [7] Field Marshall August Neithardt Gneisenau (1760-1831), text in Franz Kobler, Juden und Judentum in deutschen Briefen aus drei Jahrhunderten (Vienna: Saturn, 1935), p. 209. [8] Citato in Donald Warren, Radio Priest: Charles Coughlin, the Father of Hate Radio (New York: Free Press, 1996), p. 106. [9] Citato in John Roy Carlson [pseud. of Arthur Derounian], Under Cover: My Four Years in the Nazi Underworld of America--The Amazing Revelation of How Axis Agents and Our Enemies Within Are Now Plotting to Destroy the United States (New York: E. P. Dutton, 1943), p. 350. [10] Paul Goodman, Towards a Christian Republic: Antimasonry and the Great Transition in New England, 1826-1836 (New York: Oxford University Press, 1988), pp. 36, 23. [11] Discorso dell'8 aprile 1917, citato in Richard Pipes, The Russian Revolution (New York: Alfred A. Knopf, 1990), p. 397. [12] Citato in James V. Compton, The Swastika and the Eagle: Hitler, the United States, and the Origins of World War II (Boston: Houghton Mifflin, 1967), p. 259. [13] James Dale Davidson and William Rees-Mogg, The Great Reckoning: How the World Will Change in the Depression of the 1990s (New York: Summit, 1991), p. 213. |