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Il libro di Thompson è pervaso da un tono irrisorio, anche nel titolo, che trasforma i sionisti in attori che ricoprono un ruolo secondario nel loro dramma. L'approccio di Thompson trasforma un argomento serio e complesso in un esercizio scolastico puerile. Questo sedicente storico del colonialismo britannico riduce le dinamiche del Medio Oriente a dilettantismo da salotto londinese.
Gli esempi di questo sfortunato approccio abbondano. Prendiamo in considerazione alcune citazioni tratte dall'introduzione dell'autore:
"La Dichiarazione Balfour è stata un'espressione fondamentale della politica di ostruzionismo. (...) Questo approccio ha contribuito a proteggere la Gran Bretagna e altri Stati dall'immigrazione ebraica politicamente impopolare; non ha fatto nulla per riconoscere i diritti dei palestinesi nella loro patria".
[Thompson] condanna disinvoltamente "l'insolita inettitudine dei decisori del governo britannico all'indomani della Prima guerra mondiale" per quanto riguarda il sionismo.
Ravvisa un "capriccio nell'approvazione del sionismo da parte [del premier britannico] Lloyd George, insieme a un ostinato rifiuto di capire che non avrebbe potuto funzionare".
Definisce il sionismo come "l'unica ed eccentrica risposta alla questione ebraica della fine del XIX secolo".
"Israele è stato – e rimane – segnato da uno scontro intercomunitario causato dalla colonizzazione sionista incoraggiata dagli inglesi nel corso di un'amministrazione sconsiderata della Palestina".
Come si addice a un libro così sprezzante, la pretesa di originalità di Thompson è prevedibilmente inadeguata. Inizia con un'analisi superficiale del contesto ebraico e sionista, poi va immediatamente fuori strada affermando una presunta cecità sionista nei confronti della popolazione musulmana della Palestina, concludendo con la canard che "i sionisti preferivano la finzione di una terra senza popolo".
Quest'ultimo errore caratterizza la superficialità di Thompson. Una semplice piccola ricerca avrebbe portato alla luce un articolo di Adam M. Garfinkle pubblicato nel 1991 che documenta come i sionisti fossero ben consapevoli dell'esistenza della popolazione autoctona della Palestina e che la frase "la Palestina è una terra senza popolo; gli ebrei sono un popolo senza terra" non si riferisce alla demografia, ma al concetto di nazione. Per citare solo un esempio tra i tanti, David Ben-Gurion scrisse nel 1918: "La Palestina non è un paese vuoto (...) in nessun caso dobbiamo violare i diritti dei suoi abitanti".
Thompson ha scelto un argomento ricco. Peccato che l'abbia affrontato in modo così penoso.