Risposte alle domande sottoposte dai ricercatori del Queen Mary Global Policy Institute dell'Università di Londra.
Queen Mary Global Policy Institute: Questo questionario fa parte di un progetto di ricerca sulle "guerre della società civile" tra due gruppi di attori. Mentre un gruppo accusa Israele di commettere gravi violazioni dei diritti umani, sostenendo che è diventato un regime di apartheid, un altro gruppo di attori difende Israele, affermando che le critiche mosse contro di esso sono una forma di lawfare (termine che sta a indicare il fenomeno dell'utilizzo di procedure giudiziarie finalizzate a colpire avversari e raggiungere determinati obiettivi politici, N.d.T. ) mobilitata da apologeti del terrorismo, antisemiti e/o progressisti creduloni.
Potrebbe dirci per favore se ritiene che questa descrizione molto ampia sia accurata? In caso affermativo, dove lei si collocherebbe nella mischia e, in caso negativo, come definirebbe le interazioni tra gli attori della società civile?
Daniel Pipes: Sì, è sostanzialmente accurata. Quanto a me, il mio lavoro non mira a difendere la reputazione di Israele, ma ad aiutare a capire come Israele possa prevalere sui suoi nemici. Mi impegno nella strategia, non nella difesa. Si veda qui per una spiegazione più dettagliata. Le interazioni tra attori a favore e contro Israele tendono ad essere fragili e ostili, quasi senza un terreno comune.
QMGPI : Quali pensa siano gli obiettivi finali degli attori della società civile che sono critici nei confronti di Israele?
DP : Si va dalla riforma all'eliminazione dello Stato, con un'enfasi su quest'ultima opzione.
QMGPI : Può descrivere il suo lavoro a sostegno di Israele? Quali sono le principali piattaforme/organizzazioni in cui lei è attivamente coinvolto? Qual è il suo ruolo in ognuno di esse?
DP : Come ho osservato in risposta alla prima domanda, il mio lavoro non mira a "sostenere" Israele, ma ad aiutarlo a vincere. A tal fine, l'Israel Victory Project è il mio contributo chiave. Ho scritto circa 65 articoli sulla vittoria di Israele e ho destinato milioni di dollari alla sua promozione da parte del Middle East Forum. Mi concentro sulla scrittura, con briefing personali occasionali, conferenze in presenza e apparizioni sui media elettronici.
QMGPI : Negli ultimi due decenni, lei si è imbattuto in gruppi nordamericani, israeliani o altri gruppi della società civile che hanno cercato di minare il suo lavoro a sostegno di Israele, se è così, come lo hanno fatto? Quali strategie hanno utilizzato?
DP : Minare? Preferisco il verbo opporsi. Io e il Middle East Forum veniamo costantemente criticati per le nostre posizioni sul conflitto israelo-palestinese, ma non ravviso una strategia specifica. Questa critica viene mossa da tutto il mondo, anche se principalmente dall'Occidente.
QMGPI : In retrospettiva, pensa che siano riusciti a minare il suo lavoro? Se le risposta è no, perché pensa che abbiano fallito? Se è sì, in che modo lo hanno pregiudicato?
DP : Essendo così forti le divergenze di parte, le critiche mosse dagli antisionisti non mi feriscono; anzi, elevano il mio status tra coloro che desidero influenzare. Paradossalmente, le critiche rafforzano il mio lavoro, anziché minarlo.
QMGPI : E pensa che siano riusciti a pregiudicare il lavoro di altri attori dello scenario politico che sono dalla sua parte? Se la risposta è no, perché pensa che abbiano fallito? Se è sì, in che modo lo hanno compromesso?
DP : Tornando ancora alla prima domanda, io non difendo Israele e quindi non rispondo quasi mai a coloro che lo criticano, tanto meno cerco di ostacolarli. Il mio lavoro su questo argomento cerca di aiutare Israele a vincere.
QMGPI : Negli ultimi due decenni, lei ha biasimato o attaccato il lavoro delle organizzazioni della società civile in Nord America e in Israele che sono state critiche nei confronti delle politiche israeliane di violazione dei diritti? Se la risposta è affermativa, perché e come lei ha fatto questo?
DP : No, non l'ho fatto, con poche eccezioni. Ad esempio, potrei occasionalmente recensire e ridicolizzare un libro che afferma che Israele non ha il diritto di esistere (si veda qui) o recensirne uno che rileva gli argomenti illogici antisionisti (si veda qui ). Allo stesso modo, twitto il mio disprezzo.
QMGPI : Secondo lei, c'è una distribuzione del lavoro tra gli attori della società civile, con notevoli sovrapposizioni, ovviamente, almeno un coordinamento ad hoc riguardo a determinate campagne? Se la risposta è sì, allora il rapporto è istituzionalizzato, ad hoc, sporadico? Può fornire un esempio o due?
DP : Sì, c'è la specializzazione. Alcune organizzazioni si concentrano in vario modo sui cristiani (CUFI), sui media (CAMERA, Honest Reporting), sui militari (JINSA), sui politici di alto rango (FoII), sul Congresso degli Stati Uniti (AIPAC, EMET) sul ramo esecutivo (TWI ), sulle Nazioni Unite (AJIRI), sui professori (SPME), sugli studenti (Stand With Us), sui leader ebrei (APT) e così via. Altre organizzazioni forniscono informazioni sui palestinesi (PMW) o sui jihadisti (IPT). È una rete impressionante che lavora regolarmente insieme su base informale. I tentativi di formalizzare questa cooperazione non hanno avuto successo.
QMGPI : Conosce e ha prove di collegamenti diretti tra le organizzazioni della società civile e i governi stranieri e, in caso affermativo, quali governi e attori della società civile e qual è la natura della relazione?
DP : Ovviamente, molti gruppi filo-israeliani hanno legami con Israele; ma hanno anche legami con governi mediorientali, europei e con altri governi in tutto il mondo. Queste relazioni hanno due dimensioni principali: influenzare i governi e rafforzare la reputazione delle organizzazioni. Faccio notare che non ho detto di essere stato finanziato da quei governi.