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Al mio arrivo al Cairo nel 1971, mi tuffai nella vita della città, compresi i teatri di varietà scoloriti e un po' tristi del quartiere dell'Ezbekiya. Mezzo secolo dopo, leggere come quelle strutture siano state fondate esattamente cinquant'anni prima per poi fare fortuna riporta alla mente i ricordi e li colloca nella giusta prospettiva.
Cormack, che ha un dottorato di ricerca. in teatro egiziano (chi sapeva dell'esistenza di un tale corso di laurea?) conseguito presso l'Università di Edimburgo, ha studiato a fondo un argomento che ci si sarebbe aspettati che fosse andato perduto nella ricerca d'archivio: le donne al centro del demi-monde dei locali notturni, delle sale da ballo, dei cabaret e dei teatri di Ezbekiya. Erano un gruppo eterogeneo, provenienti da una vasta gamma di ambienti, ma che condividevano tanto un'ambizione artistica quanto una determinazione fuori misura.
Si prenda l'artista Rose al Yusuf arrivata nel 1912 dal Libano di oggi, quattordicenne, squattrinata e sola. Grazie alla forza "dei sacrifici, al mistero, al duro lavoro, alla determinazione e a più che un po' di mitizzazione", divenne un'attrice di successo, e poi un'editrice. Il settimanale da lei fondato e intitolato a se stessa ( Ruz al Yusuf ) viene ancora pubblicato novantacinque anni dopo. Inoltre, suo figlio (Ihsan Abdel Koudous) e suo nipote (Yussef El Guindi) sono entrambi degli scrittori importanti. Così la sua eredità continua a vivere.
La storia è anche piena di sorprese. "Comprende, in vari punti, un designer gay inglese legato al movimento Arts and Crafts, alcune attrici travestite, una danzatrice del ventre coinvolta nella politica sotterranea di Sinistra e un tentativo fallito di realizzare una versione cinematografica della vita del Profeta Maometto, diretta dall'uomo che girò Casablanca". In breve, "Gli anni Venti e Trenta sono stati un periodo entusiasmante da vivere in Egitto".
Gli anni Cinquanta lo sono stati meno. A partire dal 26 gennaio 1952, andando a fuoco gran parte del quartiere dell'Ezbekiya, a cui fece seguito il 23 luglio dello stesso anno il colpo di Stato che rovesciò la monarchia e portò al potere Gamal Abdel Nasser, ciò che Cormack definisce "il disprezzo pudico, quasi puritano della moderna industria dell'intrattenimento" mise in ginocchio quell'industria, lasciando solo i resti logori e miserabili di cui il sottoscritto è stato testimone nei primi anni Settanta. "Il Cairo era ora una città popolata da una serie di nuovi personaggi: consiglieri sovietici, movimenti di liberazione africani e attivisti provenienti da tutto il Terzo Mondo".