Titolo della GR: "L'Iran nucleare: La minaccia per Israele e per molti altri Paesi è molto più immediata della non-proliferazione nucleare".
Intervistato da Rolf Ostner.
Global Review: È corretto affermare che, dopo la sconfitta dello Stato Islamico, l'islamismo non ha più un ruolo centrale nella politica estera statunitense. In tal caso, è un cambiamento intelligente?
Daniel Pipes: Sì, è corretto affermare che sia nella politica estera sia in quella interna, l'islamismo è diventato molto meno centrale rispetto al periodo che va dal 2011 al 2016. In parte, ciò ha a che fare con l'arretramento dell'ISIS. Ancora più importante è il fatto che la violenza jihadista è in gran parte finita, mentre la Cina, la Sinistra globale e il Covid-19 dominano l'attualità. No, questo non è un cambiamento saggio: l'islamismo rimane una grande minaccia ideologica.
GR: Trump focalizza l'attenzione soprattutto su Cina e Iran. Lei concorda con questa linea politica?
DP: Sì, queste sono le principali minacce insieme a quelle rappresentate dalla Corea del Nord, dalla Russia, dalla Turchia e dal Venezuela. La mia critica maggiore che rivolgo alla politica di Trump nei confronti di questi regimi ostili riguarda le sue relazioni stranamente buone con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan.
GR: John Mearsheimer sostiene che una Russia indebolita deve scegliere se sottomettersi alla Cina, alla Turchia o all'Occidente. Lei che ne pensa? Un'alleanza russo-occidentale contro l'islamismo potrebbe essere un'opzione?
DP: La Russia è in fase di declino principalmente perché le sue principali risorse (petrolio e gas) e la sua popolazione sono in flessione. Concordo sul fatto che Mosca debba fare una scelta tra Cina e Occidente; ma la Turchia è una potenza minore e non un'opzione. Sì, con una leadership diversa da Mosca, l'Occidente e la Russia potrebbero allearsi contro l'islamismo.
GR: L'approccio Trump-Netanyahu di costruire un'alleanza anti-Teheran di Stati musulmani può avere successo?
DP: Il terribile JCPOA (l'accordo con l'Iran) di Barack Obama ha avuto il lato positivo di rendere consapevoli molti leader arabi sunniti della minaccia iraniana. Una volta che se ne sono resi conto, il ruolo di Israele per loro è cambiato da nemico dei palestinesi ad amico rispetto all'Iran. L'approccio ha dei limiti, ma anche un potenziale. Sono impaziente di apprendere la notizia che il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman si recherà in Israele.
GR: La campagna di "massima pressione" degli Stati Uniti contro i mullah sta funzionando? Come può essere migliorata?
DP: Ha contribuito a danneggiare gravemente l'economia iraniana e a limitare le risorse del regime per perseguire politiche aggressive; non è riuscita a colpire il potere del regime o a cambiare quelle politiche aggressive. Se Trump verrà rieletto, potrebbe accadere. In caso contrario, i mullah saranno molto felici.
I mullah saranno molto felici se Joe Biden sarà eletto presidente, così come il loro ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif (nella foto sopra, mentre parla con l'allora segretario di Stato americano John Kerry, nel 2015). |
GR: Si può contenere un Iran dotato di armi nucleari, tenuto contro degli arsenali americani e israeliani straordinariamente più forti?
DP: No, non si può contare sul fatto che i governanti di Teheran sono attori razionali. Ad esempio, la mentalità mahdaviat potrebbe spingerli a innescare una conflagrazione nucleare. Non devono acquisire armi nucleari.
GR: Il pericolo di un Iran nucleare costituisce principalmente una minaccia per Israele o è un rischio per la proliferazione nucleare?
DP: La minaccia per Israele e per molti altri Paesi è assai più immediata della non-proliferazione nucleare.
GR: Erdoğan s'inserirebbe meglio nell'Organizzazione di Shangai per la Cooperazione piuttosto che nella NATO?
DP: Di certo, sarebbe così. Spero che il cambiamento avvenga, perché ciò consentirebbe alla NATO di vedere la Turchia come un avversario e di prendere di mira l'islamismo come un nemico.
GR: Cosa ne pensa della teoria delle due cinture islamiste: quella settentrionale di Erdoğan che va dalla Libia alla Siria, dai Balcani al Caucaso, e quella meridionale dell'ISIS che va dalla Nigeria alla Somalia?
DP: Questo non spiega la realtà. Dov'è la cintura iraniana? Che dire delle strette relazioni di Ankara con Pakistan e Malesia?
GR: Il neo-Impero ottomano di Erdoğan potrebbe diventare grande quanto il vecchio Impero ottomano?
DP: "Neo-Impero ottomano" è un termine vago. Se lei si riferisce al fatto che esso influenza (anziché controllare) una regione, allora no, questo obiettivo non può essere raggiunto. Erdoğan s'inimica praticamente chiunque, ad eccezione di Azerbaijan, Qatar e di alcuni gruppi islamisti.
L'Impero ottomano al suo apice. |
GR: La Turchia di Erdoğan, situata nel bel mezzo del Grande Medio Oriente, è paragonabile al Reich tedesco nel cuore dell'Europa?
DP: Non è così. La Turchia come Stato esiste solo da un secolo, durante il quale non ha dovuto affrontare circostanze paragonabili a quelle del Reich tedesco. Vent'anni fa, il Paese non aveva nemici; ora, grazie all'aggressività e all'inettitudine di Erdoğan, ne è circondata. Se cambierà la politica estera, quei nemici scompariranno di nuovo.
GR: L'islamizzazione dell'Occidente è plausibile dato che i musulmani sono una minoranza marginale e molti di loro sono laici e moderati?
DP: Se si confrontano i tassi di natalità in Occidente con quelli in Africa, ci si accorge che non è solo possibile, ma verosimile.
GR: Lei ritiene che partiti politici come Rassemblement National in Francia, il PiS in Polonia e Fidesz in Ungheria possano impedire l'islamizzazione dell'Occidente; non significa sacrificare la democrazia per una possibilità teorica?
DP: Tre punti in risposta. In primo luogo, come ho detto in precedenza, questa non è una possibilità teorica, ma verosimile. In secondo luogo, pur essendoci molte critiche da muovere a questi partiti, definirli antidemocratici è una speculazione dannosa. In terzo luogo, i loro avversari sono peggiori, mi consenta di citare il recente esempio del voto del Senato italiano per privare Matteo Salvini dell'immunità parlamentare, in modo che questo ex ministro dell'Interno potesse essere processato per "sequestro di persona" perché si è rifiutato di consentire a una nave carica di migranti illegali l'attracco in un porto italiano. Ma chi sarebbe antidemocratico in tal caso?
GR: L'importante discorso di Macron sull'Islam, pronunciato il 2 ottobre, avrà un impatto sulla politica francese? O su quello di altri politici europei?
DP: Un sondaggio condotto dal quotidiano Le Figaro ha rilevato che tre quarti dell'opinione pubblica francese sono scettici sul fatto che il discorso cambierà le cose. Concordo. Anche David Cameron ha tenuto dei bei discorsi che non hanno portato a nulla. Un impatto all'estero? Se il discorso non riesce a influenzare la Francia, di certo, non influenzerà altri Paesi.