Qual è la giusta reazione all'islamismo? Prima di entrare nello specifico, sono necessarie diverse osservazioni preliminari.
Background
Innanzitutto, è davvero in corso una grande battaglia, ma non si tratta di una battaglia tra l'Occidente e l'Islam, come riterrebbe Samuel Huntington. Piuttosto, al di là dell'anima dell'Islam i contendenti sono due tipi di musulmani: da una parte ci sono gli islamisti e dall'altra coloro che rifiutano il loro programma totalitario. In definitiva, è una lotta tra laicisti e islamisti, simbolicamente quella tra Atatürk, padre della Turchia moderna, e l'ayatollah Khomeini, Guida suprema dell'Iran. In questa battaglia, noi che non siamo musulmani siamo per lo più spettatori. Siamo influenzati dal suo esito e abbiamo un ruolo da svolgere nell'aiutare una parte o l'altra, ma alla fine il nostro ruolo è secondario.
In secondo luogo, è necessario distinguere tra l'Islam come religione e l'islamismo come ideologia politica. Ciò significa condannare sempre l'islamismo e mai l'Islam come fede religiosa.
In terzo luogo, poiché gli islamisti ci considerano moralmente corrotti e politicamente deboli, noi occidentale dobbiamo dimostrare che, in effetti, abbiamo dei principi e anche determinazione. Non siamo come loro pensano che siamo. E questo implica assumere posizioni ferme e intraprendere delle azioni concrete, affermando chiaramente che gli islamisti non possono impunemente attaccarci e farci del male.
Infine, l'islamismo non è soltanto una questione di politica estera per l'Occidente, ma anche di politica interna, perché gli islamisti sono ora presenti in numero sostanziale e crescente in Occidente. Questo è uno sviluppo in qualche modo sorprendente, perfino perverso, perché gli islamisti condannano l'Occidente, spesso in modo feroce, ma continuano a non poterne fare a meno. La leadership tende soprattutto a spostarsi in Occidente, e in particolar modo in Germania, in Francia, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Le menti di molte organizzazioni islamiste si sono trasferite in Occidente, anche se i militanti rimangono nei loro Paesi d'origine. Per quale motivo? L'Occidente offre molti vantaggi, a partire dai suoi numerosi diritti e libertà, come la libertà religiosa, quella di espressione e via dicendo. Inoltre, l'Occidente è ricco, e quindi è un luogo eccellente per creare fondi. Infine, i politici, i tribunali e la polizia hanno solo un interesse limitato in ciò che dicono gli islamisti, pertanto, questi ultimi riescono a farla franca molto più che nei loro Paesi d'origine.
In sintesi, l'islamismo è un'ideologia totalitaria profonda e moderna che ha il potere di nuocere non soltanto nelle valli afgane, ma proprio qui negli Stati Uniti.
Politica estera
Passando poi alla politica, ecco cosa dovrebbe fare l'Occidente, a cominciare dalla politica estera:
- Appoggiare quegli Stati, musulmani e non solo, che si oppongono alla minaccia islamista, perché (nelle parole incisive di un generale turco) l'islamismo è "il nemico pubblico numero uno". Questo è relativamente facile quando gli Stati in questione sono modelli di rettitudine, ma è molto meno piacevole quando non lo sono, come nel caso dell'Algeria. Il governo algerino non rispetta le regole nella sua guerra civile con gli islamisti; e ovviamene, nemmeno gli islamisti. Tenuto conto di questa spiacevole scelta, dobbiamo però optare per il governo, anche quando diciamo a esso cosa non ci piace e lo spingiamo a migliorare il suo comportamento.
- Fare pressione sugli Stati islamisti affinché riducano la loro aggressività nei nostri confronti. Ciò implica far loro sapere che non possono danneggiarci impunemente.
- Identificare e appoggiare coloro che nel mondo musulmano si oppongono agli islamisti. Sono persone sole che cercano sostegno e soccorso in Occidente.
- Etichettare i gruppi islamisti che ricorrono all'uso della violenza per ciò che sono, vale a dire organizzazioni terroristiche, e combatterli di conseguenza.
- Trattare questi gruppi per quello che sono: organizzazioni estremiste che ci hanno dichiarato guerra. Non cooperare, non incoraggiare e non intraprendere un dialogo con loro, che non fanno altro che giocare il loro gioco per ottenere legittimazione.
- Promuovere la società civile, e non indire delle elezioni. Questo è un punto delicato. L'esperienza mostra, in modo più radicale in Algeria, che se un governo indice elezioni improvvise, gli islamisti ottengono ottimi risultati, perché soltanto loro hanno già un'organizzazione. Pertanto, dovremmo vedere le elezioni non come l'inizio di un processo, ma come il suo culmine. Dapprima, c'è il lungo processo di costruzione della società civile, con le sue istituzioni volontarie, lo Stato di diritto, i diritti delle minoranze, i diritti di proprietà e così via dicendo. E soltanto dopo il graduale sviluppo della società civile esisteranno le basi adeguate per le elezioni.
Politica interna
E a livello interno, l'islamismo nei Paesi occidentali richiede una serie di misure.
Ammettere che l'Islam in sé è una forza positiva e che la grande maggioranza dei musulmani sono membri responsabili della società.
Riconoscere ed esaltare i moderati, i non islamisti, e incoraggiarli. Questo è qualcosa che devono fare sia il governo sia le istituzioni private.
Esaminare attentamente gli islamisti e tentare in ogni modo di tenerli lontani, a cominciare da severi controlli sui visti. Lo sceicco Omar Abdul Rahman, l'ispiratore dell'attentato al World Trade Centre nel 1993, un attacco in cui rimasero uccise sei persone, ma che aveva il chiaro obiettivo di abbattere entrambe le torri e fare 50 mila vittime, era riuscito a entrare negli Stati Uniti grazie a un diplomatico in Sudan che non conosceva la sua identità.
Promuovere e incrementare la raccolta di informazioni da parte di agenzie governative e di altri organismi che si occupano del bene pubblico. Troppo spesso questi gruppi operano nell'oscurità senza che nessuno sappia bene cosa fanno.
Punire le attività illegali, in modo rapido ed efficace. Le attività illegali devono essere prese sul serio e gestite in modo appropriato.
Controbattere quando gli islamisti si nascondono dietro la religione e affermano di essere perseguitati.
Sviluppare un'attività di coordinamento tra i governi. C'è molta attività di intelligence da condividere.
L'islamismo è una minaccia? Sì, con il fascismo e il comunismo emarginati, è la grande sfida totalitaria di questa epoca. La storia non è finita.