Bunt, un docente di studi islamici all'Università di Wales, trascorre lunghe ore davanti al computer (e qui non occorre fare molto lavoro di gambe!) e ha analizzato in maniera creativa il fenomeno dell'Islam online. La caratteristica veramente nuova è che chiunque acceda all'attrezzatura tecnica necessaria può atteggiarsi ad autorità in fatto di Islam, qualcosa che è del tutto in contraddizione con l'esperienza di secoli di storia musulmana, quando solo quelli in possesso delle adeguate credenziali potevano farlo. Questo contribuisce a spiegare perché il Centro islamico di Belfast ha un'importante visibilità online, mentre non è così per la Lega islamica mondiale. In certi ambienti si sono sentiti suonare dei campanelli d'allarme, sgomenti del fatto che praticamente chiunque può elargire consigli o emettere fatwe pericolosamente prive della conoscenza scientifica degli specialisti.
Bunt è attento ai dettagli di Internet: ascoltare la lettura del Corano da un sito web è bello, ma cosa accade quando s'interrompe il collegamento? Ciò comporta "un'interruzione" della preghiera che così non è valida. Egli ritiene che le chat room siano il possibile inizio di "un'umma [comunità di credenti] globale". La maggior parte dei siti islamici sono aperti ai punti di vista divergenti, ma non a tutti: Muslims Online, ad esempio, esclude esplicitamente quelli di cui non si accettano le credenziali islamiche come il movimento dei Submitters, gli Ahmaditi e la Nazione dell'Islam.
Ma forse la conclusione più importante di Bunt non è del tutto sorprendente: è "l'influsso imperante" che gli islamisti (o ciò che lui chiama neo-wahhabiti) hanno stabilito in questo mezzo di comunicazione. I siti estremamente radicali e aggressivi abbondano, insistendo su tematiche che altrimenti avrebbero difficoltà a diffondersi. (Al-Muhajiroun in Gran Bretagna, ad esempio, sostiene che ci siano dei legami tra i musulmani che vivono nei paesi occidentali e i governi islamici onde "creare un legame indissolubile" che condurrà a "una rivoluzione islamica mondiale".) Invece, Bunt rileva che esistono "poche fonti" che hanno a che fare con la filosofia islamica. Ciò mostra il fervore e la predominanza degli islamisti su Internet, così come la debolezza concomitante dell'Islam moderato.