Molti dei capitoli di questi due volumi complementari (che sono in ordine cronologico approssimativo) offrono una piacevole cronaca di viaggio, anche se mediocre, dei viaggiatori europei in Medio Oriente nei secoli passati. Tuttavia, qualche capitolo va al di là della mediocrità per fornire un'idea reale delle relazioni tra le due civiltà. Il saggio di Philip Mansel sul Gran Tour nell'Impero ottomano esprime il sentimento di benevola superiorità che gli europei provano nei confronti dei mediorientali ("i cari arabi e i cari turchi sono assolutamente incantevoli", era il commento fatto nel 1816 dalla principessa del Galles mentre visitava i loro cari paesi). Mary Ann Fey mostra il netto contrasto tra le osservazioni sulla Turchia espresse da Lady Mary Wortley Montagu nel 1716-1718 e quelle degli uomini suoi contemporanei; questi ultimi non vedevano nulla fuorché la sottomissione delle donne musulmane, ma Lady Wortley Montagu apprezzava la loro capacità di possedere una proprietà (proprio perché le era precluso questo diritto) e finì per asserire che le donne turche erano "(forse) le più libere al mondo".
Il capitolo sorprendente di Neil Cooke approfondisce le abitudini di certi uomini britannici che si recavano in Egitto per acquistare delle schiave; l'autore concentra l'attenzione su un uomo che talvolta offriva i favori di queste schiave ai suoi amici, e finì per portarne una con lui nel Regno Unito, dove la donna visse sino alla sua morte sopraggiunta nel 1883. Nadia Gindy analizza due racconti di poco conto ma divertenti di Anthony Trollope sui turisti britannici in Egitto, racconti basati sul periodo trascorso in quel paese dallo scrittore inglese, ponendo l'accento sull'umorismo tipicamente trollopiano (una donna che inizia a distribuire l'elemosina accanto alle Piramidi assomiglia a "un pezzo di zucchero coperto di mosche"; la donna poi spiega che "sarebbe ritornata a vedere le Piramidi se gliele avessero date come ornamenti per il suo giardino").
Il tour de force della serie è una lunga indagine svolta da John Rodenbeck sull'abitudine degli europei di vestirsi come i turchi e gli arabi. Partendo da una citazione dell'analisi immancabilmente errata di Edward Said che questa era una fonte "del potere segreto europeo", Rodenbeck arriva a mostrare le vere ragioni di questa abitudine, attraverso una serie impressionante di citazioni e riferimenti. Il motivo principale è la sicurezza: vestire all'occidentale prima del 1850 significava esporsi al pericolo. Talvolta (come per le donne in Arabia Saudita, in Iran e in Afghanistan oggi), lo si faceva per conformarsi alle norme locali. Oppure, questo aveva a che fare con la moda, la spavalderia o con la seduzione. L'unica cosa con la quale questo non aveva niente a che fare, contrariamente alle teorie disinformate di Said e dei suoi tirapiedi, era lo spionaggio o l'aggressione culturale.