Nel 1844, a fine maggio, due uomini s'incontrarono alla periferia della città iraniana sudorientale di Shiraz. Uno dei due, Mulla Husayn, era un leader religioso di alto rango; l'altro, Sayyd 'Ali Muhammad, era un commerciante 24enne rivelò di essere il Bab (la Porta o il Cancello verso la Verità, N.d.T.) presumendo di essere l'iniziatore di un nuovo ciclo profetico e foriero altresì della fine del mondo. Mulla Husayn si lasciò convincere dal giovane uomo e divenne il suo primo discepolo. Da quel momento in poi le cose si mossero velocemente. il Bab ebbe migliaia di seguaci e nel 1848 essi proclamarono la rottura totale con l'Islam. Nel luglio 1850, quando il Bab fu fucilato da un plotone di esecuzione su ordine del governo, una nuova religione era nata. In poco tempo, i babisti si divisero e la maggioranza di essi finì per diventare babista.
Ciò che accadde in quei sei anni è noto da tempo, ma Amanat, uno storico della Yale University, abbonda di dettagli. Il suo è un compito arduo, viste le lacune e le distorsioni delle fonti, ma l'autore tesse il suo racconto con mano sicura e conferendogli altresì un tocco magistrale. Amanat è molto colto e sa raccontare bene una storia.
Egli mostra anche l'importanza del movimento babista nella storia iraniana. Secondo lui, le dottrine lungimiranti abbracciate dal Bab offrirono "forse l'ultima occasione per un movimento riformista autoctono prima che la società [iraniana] fosse realmente colpita dalle conseguenze del predominio occidentale". L'autore lascia intendere che i tentativi di Khomeini di imporre all'Iran una "soluzione tragicamente anacronistica" sono in buona parte il frutto del violento rifiuto del Bab da parte degli iraniani.