Dopo aver percorso un iter burrascoso per essere pubblicato in Gran Bretagna con la casa editrice Little Brown, che annunciò di aver inserito il titolo nel catalogo della primavera 1997 dopo aver curato la revisione del testo, Il jihad in Occidente non fu più pubblicato per paura delle pressioni esercitate dai fondamentalisti musulmani e ora eccolo apparire nel paese dove c'è realmente libertà di parola. Fregosi, un giornalista anglo-americano con una vena storica (un suo libro precedente si occupa del periodo napoleonico), scrive in modo accattivante e non rifugge le grandi dichiarazioni o la polemica. La sua è, come egli afferma a giusto titolo, "la prima storia delle guerre musulmane in Europa mai pubblicata", o almeno la prima che tratta l'argomento dalle sue origini fino ad oggi. Fregosi apre il volume con i primi attacchi arabi contro Bisanzio e contro le sue isole del Mediterraneo, non tralascia gli episodi iberici e siciliani, e si sofferma a lungo sull'Impero ottomano. Egli osserva come il jihad contro l'Europa abbia subito una battuta d'arresto per un centinaio e più di anni dalla metà del IX secolo, per poi avere una ripresa a partire dal 1979 con la Repubblica islamica dell'Iran (stavolta sotto forma di terrorismo).
Oltre a raccontare bene la storia, Fregosi fa una considerazione politica, anche se tende a esagerare, affermando che i tentativi di ingaggiare una guerra musulmana contro l'Europa sono stati sostenuti quasi incessantemente nel corso dei secoli e che essi influenzarono profondamente e negativamente il corso della storia europea. Fregosi arguisce che gli europei sono più vittime che colpevoli, poiché le loro guerre di aggressione nei confronti dei musulmani sono durate meno di due secoli (1906-1270). Ma l'autore qui abbraccia una visione troppo ristretta dell'aggressione europea, ignorando (perché non è stato ispirato religiosamente) il fenomeno ampio e assai importante del moderno imperialismo europeo.