Un cast tutto iracheno di diciotto autori è l'artefice dell'unico libro più esaustivo sull'Iraq di oggi. Gli autori (tutti in esilio, fatta eccezione per alcuni che vivono nella regione autonoma curda) sono marxisti o fautori del nazionalismo curdo, ma condividono una serietà d'intenti a causa degli orrori di Saddam Hussein. Gli argomenti da loro trattati vanno dalle questioni teoriche (il contributo di Kanan Makiya sul bisogno di tolleranza) a quelle specifiche (lo scritto di Rend Rahim Francke sulla creazione dell'opposizione irachena).
In particolare, spiccano due scritti: Suha Omar sostiene che il miglioramento dei diritti delle donne in Iraq sia una farsa. Il governo insiste sulla necessità che ogni donna abbia cinque figli e usa la Federazione generale delle donne irachene per sorvegliare le donne e per darle in moglie agli alti ufficiali. Omar arguisce che, data la realtà dell'Iraq di Saddam, "l'uguaglianza delle donne davanti alla legge e il loro diritto di voto e a ricoprire le cariche siano causa di dolore e di oppressione e non fonte di soddisfazione e liberazione". Faleh Abd al-Jabbar spiega che la rivolta anti-Saddam del marzo 1991 (chiamata intifada) fallì poiché la leadership dell'opposizione in esilio si era fatta un'idea sbagliata dell'aria che tirava in Iraq, "sopravvalutando la forza del fascino esercitato da Saddam sul patriottismo". Se gli esuli fossero stati più audaci, egli scrive, avrebbero portato i curdi e gli sciiti alla vittoria sul despota.