Questa non è un'enciclopedia. Le immagini colpiscono e il tomo è voluminoso, ma Mostyn e il suo team di specialisti per lo più britannici ha confezionato un volume introduttivo sul Medio Oriente. L'Enciclopedia di Cambridge è indicata per giornalisti e studenti in cerca di informazioni rapide; ma chiunque abbia un interesse più serio per quest'area geografica troverà il volume troppo elementare.
Forse la cosa più sorprendente è il metodo di presentazione, che non segue lo schema standard dell'enciclopedia (elenco alfabetico per argomento) ma è suddiviso in capitoli. Il risultato è un testo di narrativa e non un'opera di consultazione, con qualche stranezza. Il volume annovera capitoli sulla chimica e l'alchimia, sul teatro e il cinema israeliano e sull'energia solare. Solamente due capitoli sono dedicati all'Islam e cinquemila anni di storia dell'intera regione sono trattati in soli otto capitoli. Quindi, a causa della peculiare concettualizzazione e organizzazione dell'opera, molte questioni importanti sono state tralasciate. Una ricerca nell'indice ha rilevato questa lista casuale di argomenti mancanti: la Cupola della Roccia, Jalal al Din Rumi, Marrakech, il lago di Van, Edmund Allenby, Faysal re dell'Iraq, il programma di Biltmore, Nagiz Nahfouz e Ali Akbar HashemiRafsanjani. Ci sono anche altre lacune: la lista dei "popoli senza patria" omette i Berberi; il turismo non merita una menzione e così via.
Ovviamente, L'Enciclopedia di Cambridge sul Medio Oriente e il Nord Africa non sostituisce la voluminosa Enciclopedia dell'Islam, ma è poco apprezzabile se paragonata al modesto ma indispensabile Dizionario politico del Medio Oriente del XX secolo, pubblicato nel 1994 (a cura di Yaacov Shimoni e Evyatar Levine).