Dimenticate la rivolta: ad eccezione di un primo capitolo superficiale, i due autori toccano a malapena l'argomento dell'Intifada palestinese. Il titolo è una pura e semplice manovra di marketing da parte dell'editore per sfruttare l'interesse per il tema caldo del momento.
Un titolo onesto potrebbe essere "Vertici clandestini: Ventiquattro anni di incontri tra Israele e la Giordania", perché Melman e Raviv forniscono un resoconto dettagliato della relazione di lunga data tra la leadership israeliana e re Hussein di Giordania. Se l'argomento non è certamente nuovo, nessuno ha mai rivelato una minima parte dei dettagli riportati dagli autori. E la loro storia è avvincente.
Essi spiegano come, nel settembre 1963, quando ebbero inizio gli incontri al vertice, su richiesta di re Hussein, i problemi erano meno gravi (come ad esempio, la distribuzione dell'acqua); poi, la guerra del 1967 fornì alle due parti alcuni argomenti molto importanti da discutere (la restituzione dei territori occupati della Cisgiordania, la firma di un trattato di pace); i colloqui poi s'interruppero durante gli anni del Likud tra il 1977 e il 1984. In seguito furono ripresi, ma da quel momento fu chiaro che un grande insediamento era impossibile; pertanto, le due parti ripiegarono sullo stesso tipo di accordi limitati ma pratici che avevano raggiunto nella prima tornata. E questi accordi ebbero la loro importanza: "Se l'acqua, l'ecologia, l'olio di scisto e i minerali del Mar Morto potevano sembrare banali, essi furono determinanti per la coesistenza pacifica in Medio Oriente, anche in assenza di un trattato di pace formale".