Questa è "l'incredibile storia dell'accordo segreto arabo-sionista che ha spartito la Palestina"? È ciò che asserisce l'editore. Ma la storia stessa è familiare a chiunque conosca la storia della nascita di Israele avvenuta nel 1948. Pertanto, se Shlaim rivela poche cose ancora sconosciute, fornisce però dei dettagli che rendono possibile considerare il periodo che va dal 1947 al 1951 e tutti gli attori che ne hanno fatto parte come un insieme. Gran parte delle informazioni sono interessanti – ad esempio, perché i britannici si opposero alla creazione di uno Stato palestinese indipendente mentre gli israeliani erano favorevoli; oppure, come i leader transgiordani e israeliani erano pressoché d'accordo a inscenare finte battaglie per ingannare gli arabi. Shlaim sostiene delle tesi originali, come ad esempio che Ernest Bevin ebbe un atteggiamento benevolo verso la nascita di Israele.
Il problema di questo libro risiede nella sua forte animosità anti-Israele. Anche se Shlaim è israeliano, si propone di screditare quelli che lui chiama gli "storici sionisti". Molto bene. Ma chi è Shlaim per dire che, nonostante la dichiarazione di David Ben-Gurion secondo la quale un'alleanza arabo-ebraica era uno dei suoi principali obiettivi, "dal profondo del suo cuore egli gioiva per la fuga degli arabi"? E perché egli critica solo gli israeliani e mai gli arabi per "l'aggressività", "le provocazioni" e "il fanatismo"? Questo genere di parzialità impregna il testo.
In effetti, lo stesso titolo mette a nudo i pregiudizi di Shlaim, perché egli stesso ammette che "la collusione" evoca "un accordo squallido e segreto" e il suo studio lascia intendere che ci fosse qualcosa di disdicevole riguardo agli accordi raggiunti con i sionisti. Lasciarsi andare a un revisionismo così graffiante e limitato nuoce gravemente a ciò che poteva essere un'ottima opera di erudizione.