Nella raffica di notizie sulla movimentata visita di cinquant'ore di Barack Obama in Israele è stato trascurato un cambiamento fondamentale nella linea politica americana, ossia la richiesta avanzata ai palestinesi di riconoscere Israele come Stato ebraico, che è stata definita dal leader di Hamas Salah Bardawil «la dichiarazione più pericolosa mai fatta da un presidente americano per quanto riguarda la questione palestinese».
Il frontespizio del libro di Theodor Herzl del 1896: Der Judenstaat (Lo Stato ebraico). |
A causa di questo stretto legame, quando la diplomazia arabo-israeliana cominciò a fare sul serio negli anni Settanta, la formula Stato ebraico sparì in gran parte alla vista: tutti si limitavano a presumere che il riconoscimento diplomatico di Israele significasse accettarlo come Stato ebraico. Solo negli ultimi anni gli israeliani si sono resi conto che così non era: quando gli arabi-israeliani sono arrivati ad accettare Israele rifiutandone però la natura ebraica. Ad esempio, un'importante pubblicazione del Mossawa Center di Haifa, La visione futura degli arabi-palestinesi in Israele, propone che il Paese diventi uno Stato neutrale a livello religioso e una patria congiunta. In breve, gli arabi-israeliani sono arrivati a vedere Israele come una variante della Palestina.
Presa coscienza di questo cambiamento linguistico, ottenere l'accettazione di Israele da parte araba non bastava più; gli israeliani e i loro amici hanno capito che dovevano insistere sull'esplicito riconoscimento arabo di Israele come Stato ebraico. Nel 2007, il premier israeliano Ehud Olmert annunciò che la diplomazia avrebbe subito una battuta d'arresto se i palestinesi non lo avessero fatto: «Non intendo in alcun modo trovare un compromesso sulla questione dello Stato ebraico», egli rimarcò. L'Autorità palestinese respinse prontamente e all'unanimità questa richiesta. Il suo leader, Mahmoud Abbas replicò così: «In Israele, ci sono ebrei e altri che vivono lì. Noi siamo disposti a riconoscere questo e nient'altro».
Netanyahu e Olmert sono d'accordo sulla necessità che i palestinesi riconoscano Israele come Stato ebraico. |
Solo sei settimane fa, Abbas ha nuovamente stroncato il concetto di Stato ebraico. Il rifiuto palestinese di riconoscere l'esistenza di uno Stato ebraico non potrebbe essere più enfatico.
Dal 2008, i politici americani, tra cui George W. Bush e Obama, definiscono occasionalmente Israele lo Stato ebraico, evitando deliberatamente di chiedere ai palestinesi di fare altrettanto. In una dichiarazione tipica, Obama nel 2011 accennò all'obiettivo diplomatico finale: «Due Stati per due popoli: Israele come Stato ebraico e patria per il popolo ebraico e lo Stato di Palestina come patria per il popolo palestinese».
Barack Obama ha cambiato la politica americana in un discorso pronunciato al Centro congressi di Gerusalemme. |
Questa frase apre nuove e importanti strade e non può essere facilmente annullata. Essa rende altresì possibile un'eccellente politica, perché senza tale riconoscimento, l'accettazione di Israele da parte palestinese è vana, limitandosi a indicare una sollecitudine a chiedere al futuro stato di dominare "Israele" piuttosto che la "Palestina".
Pur non essendo l'unico cambiamento nella linea politica annunciata durante il viaggio di Obama (dire ai palestinesi di rilanciare i negoziati senza porre precondizioni, evidenzia un altro cambiamento), è il più importante perché contraddice fortemente il consenso palestinese. Bardawil può esageratamente asserire che ciò «dimostra che Obama ha voltato le spalle a tutti gli arabi», ma quelle dieci parole di fatto stabiliscono una disponibilità a occuparsi della questione centrale del conflitto. Esse probabilmente saranno il suo contributo più importante, più durevole e più costruttivo alla diplomazia arabo-israeliana.