Dichiarando la sua intenzione di "spronare" i negoziatori "ad affrontare prima la fase finale senza aspettare l'ultimo momento", Klieman (docente di relazioni internazionali alla Tel Aviv University) è l'autore di uno studio che esamina in modo metodico le questioni sullo statuto finale che devono affrontare i negoziatori israeliani e palestinesi. Qualche punto saliente dal suo studio: la spartizione è "al centro" del processo di pace mediorientale e "potrebbe ben essere l'unica soluzione" per gli israeliani e per i palestinesi. La forza motrice dietro il compromesso su ciò che Klieman chiama "la questione palestinese" è il desiderio del mondo esterno di vedere "soppresso dall'ordine del giorno mondiale" il conflitto arabo-israeliano. Contrariamente agli anni passati, l'ambiguità "non giova più alla causa della pace". Il cuore della controversia riguarda la delimitazione definitiva dei confini.
Come suggeriscono queste idee, Klieman apporta delle informazioni corrette alla materia del suo argomento: le sue opinioni denotano altresì che evoluzione abbia avuto negli ultimi anni il dibattito israeliano – al punto che uno Stato palestinese è un'idea comunemente accettata. Purtroppo, egli apporta anche il tipico atteggiamento israeliano di chi è troppo impaziente di risolvere il conflitto, atteggiamento che lo spinge a ravvisare un'indolente equivalenza morale fra le due parti principali del conflitto. Così, l'autore reputa che "tutte le parti vivono in un guscio protettivo", come per dire che ognuna delle due parti aveva motivo di risiedere dentro quel guscio. Egli accetta altresì delle formulazioni vaghe come "la pace è la grande unificatrice", che sembra ignorare il fatto lapalissiano che la pace secondo i palestinesi equivale a qualcosa di molto differente dalla sua omonima israeliana.