Per un esempio del totale svilimento del dibattito anti-israeliano negli Stati Uniti, basta fermarsi a Nemico invisibile, uno scritto lungo e noioso davvero sbalorditivo. La tesi di Abboud traspare dal titolo del volume: Israele è effettivamente, nonostante la diffusa ignoranza di questo fatto, il nemico degli Usa. In realtà, Israele rappresenta "senza ombra di dubbio, la minaccia più seria per le istituzioni democratiche, la libertà e la società americana sin dalla guerra civile". Da un lato, Israele "può controllare l'esito" di molte decisioni della Casa Bianca, del Senato e dei media, anche se i suoi agenti sono "in realtà sotto il controllo" della Cia. Dall'altro, Israele inonda le strade malfamate di armi d'assalto, portando a una "impennata della criminalità di strada unica nel mondo civilizzato. Abboud sostiene che tutto questo conduce a degli elevati tassi di criminalità, ad alte percentuali di divorzi e a un morale debole fra le truppe. Egli addossa la responsabilità alla debolezza dei presidenti americani che permette a queste cose terribili di accadere.
Il motivo per il quale nessuno sa questo è una vasta cospirazione da parte degli agenti d'Israele. Così, ad esempio, nei programmi dell'emittente televisiva Pbs, si ravvisa che "i censori" presentano con cura un'immagine degli ebrei che li identifica "come degli americani coinvolti nelle tradizioni americane". Al contempo, il controllo ebraico dei media assicura la produzione di film razzisti come Il violinista sul tetto.
Il problema è che il nostro autore non spiega mai perché Israele, che dipende fortemente dal sostegno americano, dovrebbe volere che il suo principale alleato sia debole come lui lo descrive. Forse questo sarà l'argomento del secondo volume molto atteso.